ACCADEMIA DI VENEZIA

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    Pensieri e riflessioni

    Fenice Maria Helena Aslan
    Fenice Maria Helena Aslan


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    Messaggio  Fenice Maria Helena Aslan Dom Giu 13, 2010 2:24 am

    Fenice era uscita dalla sua loggia spinta da un bisogno acuto di camminare... come sempre le succedeva quando aveva ancora più bisogno di pensare. Il succedersi dei passi dipanava i suoi pensieri, li ordinava, imponeva loro un ritmo regolare, fluente.
    Scese nel giardino. Là tutto era silenzioso... nessuna figura fra le colonne, nessuna voce che discutesse, nemmeno un'ombra che si muovesse scivolando nell'ombra.
    Faceva molto caldo, un caldo improvviso, che sembrava eccessivo proprio perché giunto di colpo, senza aver dato il tempo al corpo di preparasi, di abituarsi. Fenice andò a cercare la frescura silenziosa della biblioteca, sfiorò i dorsi dei volumi, girò lentamente qualche pagina. Nemmeno là incontrò anima viva. Uscì nei corridoi, si diresse verso la Cappella, domandandosi se fosse il caso di cantare una lode o no, non perché desiderasse del pubblico, ma perché il suo stato d'animo non era sereno. Dov'erano tutti?
    Finalmente sentì due voci in lontananza, una era l'inconfondibile timbro di Padre Eckart, ma l'altra voce, una voce femminile che parlava con energia, quasi senza interrompersi, non la conosceva. Si avvicinò un poco, spinta dal pensiero lieto di incontrare un sorriso, ma ben presto si fermò. La discussione si faceva più sentita... e almeno una delle due voci si alzava ribattendo in modo poco conciliante. Fenice tornò indietro lungo il corridoio. Non riusciva più a discernere le parole, ma dal tono della donna capì che stava per andarsene, e che se ne andava scontenta. Ecco il rumore dei suoi passi, la porta richiusa.
    Sorpresa, meditabonda, Fenice tornò molto lentamente verso la sua loggia, senza aver ricavato alcun conforto dalla passeggiata, e più che mai chiedendosi dove fossero tutti gli altri. Per un attimo aveva pensato di andare a parlare con Padre Eckart, ma il suo fine orecchio aveva colto, nella voce di lui, stanchezza, forse delusione, sorpresa, e un'umanissima punta di scontento che temeva di affrontare, perché le sarebbe sembrato indelicato chiedere spiegazioni. Indugiò ancora un minuto sotto la volta ombrosa dell'esterno delle logge, e dall'alto abbracciò con lo sguardo gran parte dell'Accademia.

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