E poi che il fatidico momento giunse... Eckart decise d'ingoiare d'un sol colpo le mille preoccupazioni che nascono al cospetto d'un Principe. Costui infatti gli chiedeva di Venezia, e il Ministro voleva rappresentarla al meglio. E d'altra parte, quella era una situazione epocale, che richiamava all'attenzione più totale, perchè richiedeva in pochi secondi di filtrare ad imbuto anni di studi e fatiche, di sogni e fuoco.
Le parole sgorgarono come da un'incarnazione la cui natura era nata proprio per esprimerle:
"Principe, mi chiedete della cultura a Venezia. Vi dirò con tutta sincerità quel che penso, e spero di esserne all'altezza, perchè un discorso di questo genere richiede la capacità del poeta e la meticolosità dello scienziato, per riuscire a catturare in immagine ciò che per il mio popolo è semplicemente evidente all'occhio.
Vedete... se chiedete a qualsiasi Veneziano di catalogare il mondo fra i generi, questi senza dubbio vi confiderebbe che il principale ingrediente stilistico è l'acqua. Ci sono infatti molti modi per guardare a Venezia, ma è salendo su una gondola, che si sceglie il modo autentico, quello originale: nel bilico marino, tra il fragore dei riflessi, noi possiamo vedere quello che vede l'acqua. Il lento procedere del nostro mezzo diviene allora come il passaggio del pensiero attraverso l'anima. L'atmosfera complessiva ha qualcosa di mitologico: viaggiare sull'acqua, anche per brevi distanze, ha sempre qualcosa di primordiale. Senti che non dovresti essere lì, e a dirtelo non sono tanto gli occhi, gli orecchi, il naso, il palato, o il palmo della mano, quanto i piedi, i quali assumono, stranamente, la funzione di un organo dei sensi. L'acqua mette in discussione l'orizzontalità, per questo tutte le facoltà sono chiamate ad una maggiore vigilanza. Ma non si può essere che sopraffatti. Vedete... noi, figli del riflesso, viviamo la strana esperienza di uno specchio che assorbe il corpo che assorbe la città. E' colpa, o merito, delle vedute e delle prospettive veneziane, di tutti questi pizzi di marmo, intarsi, capitelli, cornicioni, rilievi e modanature, nicche abitate e disabitate, santi, non santi, angeli, cherubini, cariatidi, frontoni, balconi, con i loro robusti polpacci al vento, e relative finestre, gotiche o moresche. Ed è così che diventiamo tutt'uno con la nostra terra, semplicemente amandola per ciò che essa ci mostra, e per come si mostra. Credo sia per questo che andiamo tanto fieri per la nostra indipendenza. E talvolta questa fierezza è mala lezione, perchè ci isoliamo e possiamo tendere ad escludere. Ma i vecchi conoscono ben altra verità.... Grande impressione mi fece un giorno il discorso d'un pescatore... che ad un certo punto mi disse: <<Vedi San Giorgio? è un'isola... chiunque l'osservi bene ne comprende il mistero: un'isola non cresce!!!>>. Mi ci è voluto tanto per capire... che Venezia è, in fondo, terra, che l'acqua è il suo sortilegio, che se è vero che la lontananza marina ci chiama al futuro, la Nostra Storia è alle spalle. E alle spalle di Venezia c'è l'Italia, senza l'Italia, Venezia non sarebbe che un'isola, e non crescerebbe. Allo stesso modo, noi crediamo che senza Venezia, l'Italia non può correttamente interpretare il futuro, che è sul mare. Allora vedete Princpe... che se abbiamo bisogno l'uno dell'altro... il modo migliore per rafforzare i nostri legami è quello della conoscenza, e questo, dove vi trovate oggi, è luogo di conoscenza. Dunque perchè siete stato invitato qui? Non certo per ascoltare questi miei panegirici, di cui sono profondamente malato, ma per aiutarci a stabilire un ponte tra Noi e Voi. Questo ponte, lo chiamiamo "Accademia". Felice dunque il giorno, quel giorno in cui anche nella vostra Terra potrà nascere un'Istituzione simile, che avrà senz'altro la Nostra amicizia. E' dunque da Amico che v'accogliamo, e da Amico vi invitiamo a discutere di questo. Ma prima, vi prego, entrate... E' stata preparata una stanza per voi... Una Loggia, dalla cui finestra si vede l'aperto mare.