Era passato più di un anno e mezzo da quando aveva percorso per l'ultima volta le sue calli e aspirato il suo inconfondibile aroma, che spesso gli stranieri chiamavano puzza, ma che le narici di Federico riconoscevano ancora come l'odore di casa.
Venezia, la città dai mille volti, la perla d'Europa, una città sempre affollata, mai dormiente, ma per lui soprattutto il luogo dov'era diventato uomo.
Qui aveva passato tanti bei momenti da giovane, ma allora era solamente un arsenalotto e più tardi, dopo un esilio ancora più lungo dell'ultimo, vi era tornato come sposo novello. Bei ricordi che ormai appartenevano al passato, ad un'altra vita...
Chissà se Antonio Scarpa, il suo irascibile mastro d'ascia, era ancora vivo, chissà che cosa avrebbe pensato di lui il suo vecchio amico Alvise, suo compagno di avventure notturne quando erano entrambi apprendisti carpentieri, vedendolo così elegantemente abbigliato e con un servitore che gli faceva largo tra la folla, mai assente dalle calli che portano a Rialto. Preferiva così, piuttosto che muoversi più velocemente in gondola, amava camminare, anche a costo di sporcarsi di fango il mantello e gli stivali candidi, tra quella multicolore marea umana.
Il tempo e lo spazio a Venezia erano diversi rispetto a qualsiasi altra città, senza quasi rendersene conto era giunto alla porta dell'Accademia. Dei leoni ornavano l'ingresso a cui si avvicinò il suo servitore per annunciare l'arrivo del Ministro della Cultura di Modena.
Venezia, la città dai mille volti, la perla d'Europa, una città sempre affollata, mai dormiente, ma per lui soprattutto il luogo dov'era diventato uomo.
Qui aveva passato tanti bei momenti da giovane, ma allora era solamente un arsenalotto e più tardi, dopo un esilio ancora più lungo dell'ultimo, vi era tornato come sposo novello. Bei ricordi che ormai appartenevano al passato, ad un'altra vita...
Chissà se Antonio Scarpa, il suo irascibile mastro d'ascia, era ancora vivo, chissà che cosa avrebbe pensato di lui il suo vecchio amico Alvise, suo compagno di avventure notturne quando erano entrambi apprendisti carpentieri, vedendolo così elegantemente abbigliato e con un servitore che gli faceva largo tra la folla, mai assente dalle calli che portano a Rialto. Preferiva così, piuttosto che muoversi più velocemente in gondola, amava camminare, anche a costo di sporcarsi di fango il mantello e gli stivali candidi, tra quella multicolore marea umana.
Il tempo e lo spazio a Venezia erano diversi rispetto a qualsiasi altra città, senza quasi rendersene conto era giunto alla porta dell'Accademia. Dei leoni ornavano l'ingresso a cui si avvicinò il suo servitore per annunciare l'arrivo del Ministro della Cultura di Modena.