Giordana aveva atteso a lungo di essere ammessa all'Accademia.
Finalmente era stata accolta. Madonna Fenice le fece strada fino alla sua stanza.
La ragazza varcò la soglia, e ne restò deliziata. Era una stanzetta quadrata, con una finestra rivolta a sud.
Che meraviglia, avrò il sole nella stanza tutto il giorno!
Era totalmente spoglia.
Potete personalizzarla come desiderate mia cara. Ed ora, devo salutarvi, alcuni impegni mi chiamano.
Grazie mille madonna Fenice! Mi metto subito al lavoro.
Giordana chiuse gli occhi, pensò a puella stanza, cercò di figurarsela come sarebbe stata una volta terminata.
Sorrise mentre apriva gli occhi, si rimetteva il mantello e usciva dalla stanza. Chiuse la porta dietro di sè, mise le chiavi in un sacchetto che teneva appeso al collo e uscì, diretta verso le botteghe degli artigiani.
Tardo pomeriggio.
Giordana aveva appena mandato via gli ultimi ragazzetti, invidiava la loro forza, avevano trasportato ogni mobile dalla bottega dei loro padroni fin lì. La ragazza, riconoscente, aveva messo nella mano di ognuno una piccola moneta, e li aveva congedati. Girò su se stessa per ammirare la sua stanza.
Le pareti erano state imbiancate da poco, e il pavimento di pietra era lustro sotto ai suoi piedi. La finestra ogivale era provvista di impannate per proteggere la stanza dal freddo, ma Giordana detestava quelle orribili stoffe intrise di cera e quant'altro, così aveva fatto montare dei lunghi pezzi di stoffa, che, attaccate a un'asta di ferro incastonata nella parete, scendevano eleganti e flessuose fino a terra. Accanto alla finestra a destra aveva fatto sistemare un bello scrittoio in noce, comodo se avesse voluto studiare nella quiete della sua stanza. Lungo la parete sinistra della stanza vi era un caminetto in pietra serena. Giordana aveva collocato sopra di esso qualche bel dipinto che più amava, per lo più vedute della sua Parenzo. Davanti aveva messo un divanetto in ferro battuto, se avesse desiderato leggere più comodamente, oppure fermarsi a dormire al palazzo dell'Accademia. Suo fratello lo diceva sempre, non era bene che lei si mettesse da sola in viaggio a tarda sera...
Giordana scacciò via i pensieri sui rimproveri del fratello, e vide la sua scatola da cucito accanto ai piedi del divano; all'altro capo della stanza, una cassettiera in legno dipinto, era stata felicissima di vedere che il pittore aveva capito i suoi desideri, un baule contenente i propri vestiti e un bellissimo cesto di fiori appoggiato nell'angolo.
Giordana era soddisfatta! Si tolse il mantello, lo appoggiò sul divanetto e portandosi dietro la sua bisaccia piena dell'indispensabile scese a esplorare le ale del palazzo.
Finalmente era stata accolta. Madonna Fenice le fece strada fino alla sua stanza.
La ragazza varcò la soglia, e ne restò deliziata. Era una stanzetta quadrata, con una finestra rivolta a sud.
Che meraviglia, avrò il sole nella stanza tutto il giorno!
Era totalmente spoglia.
Potete personalizzarla come desiderate mia cara. Ed ora, devo salutarvi, alcuni impegni mi chiamano.
Grazie mille madonna Fenice! Mi metto subito al lavoro.
Giordana chiuse gli occhi, pensò a puella stanza, cercò di figurarsela come sarebbe stata una volta terminata.
Sorrise mentre apriva gli occhi, si rimetteva il mantello e usciva dalla stanza. Chiuse la porta dietro di sè, mise le chiavi in un sacchetto che teneva appeso al collo e uscì, diretta verso le botteghe degli artigiani.
Tardo pomeriggio.
Giordana aveva appena mandato via gli ultimi ragazzetti, invidiava la loro forza, avevano trasportato ogni mobile dalla bottega dei loro padroni fin lì. La ragazza, riconoscente, aveva messo nella mano di ognuno una piccola moneta, e li aveva congedati. Girò su se stessa per ammirare la sua stanza.
Le pareti erano state imbiancate da poco, e il pavimento di pietra era lustro sotto ai suoi piedi. La finestra ogivale era provvista di impannate per proteggere la stanza dal freddo, ma Giordana detestava quelle orribili stoffe intrise di cera e quant'altro, così aveva fatto montare dei lunghi pezzi di stoffa, che, attaccate a un'asta di ferro incastonata nella parete, scendevano eleganti e flessuose fino a terra. Accanto alla finestra a destra aveva fatto sistemare un bello scrittoio in noce, comodo se avesse voluto studiare nella quiete della sua stanza. Lungo la parete sinistra della stanza vi era un caminetto in pietra serena. Giordana aveva collocato sopra di esso qualche bel dipinto che più amava, per lo più vedute della sua Parenzo. Davanti aveva messo un divanetto in ferro battuto, se avesse desiderato leggere più comodamente, oppure fermarsi a dormire al palazzo dell'Accademia. Suo fratello lo diceva sempre, non era bene che lei si mettesse da sola in viaggio a tarda sera...
Giordana scacciò via i pensieri sui rimproveri del fratello, e vide la sua scatola da cucito accanto ai piedi del divano; all'altro capo della stanza, una cassettiera in legno dipinto, era stata felicissima di vedere che il pittore aveva capito i suoi desideri, un baule contenente i propri vestiti e un bellissimo cesto di fiori appoggiato nell'angolo.
Giordana era soddisfatta! Si tolse il mantello, lo appoggiò sul divanetto e portandosi dietro la sua bisaccia piena dell'indispensabile scese a esplorare le ale del palazzo.