ACCADEMIA DI VENEZIA

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    Quarta Giornata: IL VERO

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    Quarta Giornata: IL VERO Empty Quarta Giornata: IL VERO

    Messaggio  Eckart Lun Ott 04, 2010 1:56 pm

    Ancora dispiaciuto della defezione dell'intervento del Magister Vespasiano, Padre Eckart si prodigò per cominciare una nuova giornata di Convegno e un nuovo tema teologico.

    Il clima in aula era ormai assopito al contesto e placato nell'abitudine di rituali che stavano diventando consueti.

    Buon esempio di convivenza, dunque, in quei giorni, al di là delle posizioni dialettiche.

    Il Domenicano salì in Cattedra e presentò dunque la giornata con tutta calma:

    Benvenuti anche oggi! disse verso la platea

    Ci aspetta da discutere l'ultimo tema in programma, prima di dare avvio, nelle giornate che seguiranno, ai laboratori. Il tema che dobbiamo affrontare è quello della Verità, forse il più alto fra quelli finora discussi, di certo punto di raccordo e approdo anche per meglio capire i precedenti.

    Sono molto felice di vedere tra noi degli splendidi relatori, che reputo davvero in grado di sorprenderci, per la loro preparazione e per la loro umanità.

    Dunque, presto, cominciamo! Prego l'Admor Gianlupo di farsi avanti.
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    Messaggio  Gianlupo Lun Ott 04, 2010 7:26 pm

    Gianlupo si alzò in piedi e allo stesso tempo lasciò le sopracciglia inarcarsi come a fare un cenno di conferma a Padre Eckart. La mano andò a carezzare la folta barba nera che comunque non riusciva a nascondere l'aspetto giovane. La tunica verde bosco, lavata e ben piegata dopo il viaggio compiuto, lo avvolgeva.

    Sul tavolo lasciò gli appunti il nuovo taccuino regalato da fratello Caleb, mentre lo sguardo per alcuni istanti si posò ad intermittenza su gli appunti.
    Un pensiero a Giobbe e sospirò..

    Spontaneità e leggerezza nei modi, pacatezza e serenità nel tono della voce.


    “Shalom a tutte e a tutti i presenti.......prima di tutto voglio scusarmi con tutti voi se tralascerò premesse formali....o mi asterrò dal fare il punto della situazione.... ma credo che vi sarà un momento in cui convergere le riflessioni interpretative su questo confronto e soprattutto su di me pesano i diversi impegni dei membri della comunità, ma è un peso che si trasforma in leggerezza.

    Quindi?
    Ai presenti che desiderano scorgere in questo dibattito le differenze tra le due religioni per far perno su queste al fine di avere un bagaglio per controbattere o inficiare la base teologico-filosofica dell'altro, vorrei suggerire di cambiare prospettiva; sarà per queste persone più facile comprendere, conoscere e allargare i propri orizzonti.”


    Sorrise. Inumidì le labbra.

    “Non mi asterrò però dalla premessa metodologica, caro agli spinozisti, ma soprattutto a chi appartiene, come me, alla branca atomista.

    Uno, per parlare di verità occorre prima fissare quali Libri spinozisti ci riconducono ad essa: Libro dei Saggi, il libro degli Admoril Libro dei Regni e quello dei Giusti.

    Due, non userò lo strumento retorico della contrapposizione spinozismo/aristotelismo, ma cercherò di mostrare il procedimento logico che emerge nel discorso spinozista. Prendetela come una presentazione. Siamo qui per conoscere mi pare! Dunque sarebbe paradossale procedere per contrapposizioni di presunte conoscenze, ossia come posso contrappormi a qualcosa che presumo di conoscere?

    Tre, vi saranno probabilmente parole che non saranno comprese ai più, vi prego d'interrompermi e porre pure domande, darò per assunti molti concetti.

    Quattro, il termine verità è variegato, discusso e può essere frainteso, quindi , da adesso dirò che l'accezione utilizzata in principio è: senso di accordo con la realtà e proposizione dimostrabile. Avrei da ridire su questa definizione riduttiva, ma comprendete anche voi che questo è un dibattito e non è un'opera.”


    Sorrise nuovamente, sul tavolo pose la sua clessidra inseparabile.

    “Cominciamo.”


    Schiarì la voce. Dalla tasca della tunica estrasse qualcosa, un piccolo capolavoro d'imbalsamazione. Lo guardò e con calma lo pose sul tavolo. Rimase in silenzio cercando di carpire le reazioni dei presenti.

    “ Ecco un piccolo dono per l'Accademia e per il suo direttore! Un'esemplare di Oannes, animale mitologico che tutti voi conoscerete e che almeno una volta, soprattutto per chi vive vicino al mare, avete sentito nominare. La prima volta che giunsi a Gaeta fui avvisato dell'esistenza di queste creature da alcuni pescatori. Vero è che tra una lettura e un'altra avevo già incontrato questo mitologico animale, ma sono felice di poter dire che questa è la straordinaria prova dell'esistenza degli uomini pesce o....”

    Sorrise felice, lasciando cadere il discorso.

    “Ci farà compagnia per tutta la mia relazione e spero anche per quella successiva.

    Ora.

    La verità non va mai sola per il mondo; nello spazio e tempo filosofico spinozista la conoscenza e la libertà sono le sue compagne. Io non posso parlar di verità senza poter attingere da questi due altri concetti. Prima di conoscere queste stupende e affascinanti compagne di vita chiediamoci:

    Cos'è la verità spinozista?

    La verità spinozista è ciò che l'uomo conosce del mondo realmente, ossia ciò che appartiene ed è emanazione infinita dall'Immanente( Dio). Noi e la natura siamo attributi finiti dell'Immanenza, noi siamo modi finiti di questa Immanenza infinita e delle sue leggi naturali, siamo piccoli atomi in una relazione di quiete e movimento, corpuscoli differenti in relazione all'interno dell'infinita immanenza e non al di fuori.

    Questa immanenza, quindi, indica la causa attraverso la quale l'intero universo esiste ed è conservato, e la natura l'insieme degli effetti che da quella causa scaturiscono. Attributi semplici e infiniti che producono effetti finiti. Il mondo non è creato come una sostanza separata e distinta dalla natura dell'Immanente, ma questo mondo deriva dalla natura infinita dell'Immanente.
    Esistono, dunque, in questo mondo delle verità assolute che non sono uguali a quelle del futuro e quelle del passato.

    Perché?

    Ripeto il mondo in cui viviamo si fonda su una conoscenza estendibile e che in futuro potrà essere ampliata quindi in base alla conoscenza posseduta, diversi sono i mondi che vivremo e conosceremo.

    Fino a qui ci siamo?”

    Fece una pausa. Inumidì le labbra.


    “Possiamo conoscere la verità ultima?
    Riformulo.
    Possiamo conoscere tutta le verità?
    No, perché è inaccessibile, noi siamo infinitamente imbrigliati dalle nostre capacità di ragionamento finite.


    La verità spinozista dunque coincide con la conoscenza dei modi, degli attributi dell'Immanente in questo presente, non nel futuro e non nel passato. Non potremmo mai conoscere tutta le verità. Mai.
    Possiamo, però, avvicinarci ad essa e ricercare.


    Conoscere, però, tali modi e attributi significa avvicinarsi all'Immanente e quindi alle verità.
    Queste verità sono assolute in questo mondo? Sì, non tutte, ma ve ne sono.

    Raggiungere la verità è fondamentale per perfezionare la propria natura di uomini che vivono in questo mondo, perfezionarsi per perseguire la giustizia naturale e quindi l'equilibrio o meglio lo stato dell'Immanente, ossia quello naturale. Raggiungere le verità significa conoscere l'Immanente, questo ci permetterà di essere liberi, essere liberi vuol dire vivere nella gioia e quindi negli affetti.
    Come possiamo conoscere le verità?

    Noi diciamo a seconda della fecondità delle idee, ossia a seconda della quantità di conoscenza che da una certa idea può essere ricavata, da qui possiamo iniziare un percorso infinito di conoscenza.
    Noi attraverso alcuni metodi sperimentali, conosciamo gli effetti finiti attraverso le cause e le incause nella loro essenza. Ecco! Comprendere l’essenza delle cose che ci permette di navigare nel mare del vero.
    Esistono idee vere già date; tali idee mi dicono come procedere e di non cadere in errore, ma anzi di produrre altre idee ancora.
    L'idea di fiore è data, ma i suoi modi no: i suoi 3 petali o 5 petali, il colore rosso o giallo ect....
    Esistono, quindi, idee che sono alla base delle leggi di natura.
    Noi possiamo parlare di effetti solo se conosciamo le cause: per ogni effetto naturale bruciamo la conoscenza immaginativa e cerchiamo invece di seguire la conoscenza sperimentale.
    In poche parole la ricerca della verità si deve muovere all’interno della verità stessa. Premesse e conseguenze devono procedere di pari passo e concatenate, così come il nostro percorso di conoscenza. Non v’è quindi differenza tra il metodo di ricerca della verità e quello della sua esposizione, dovendo entrambe rispettare la concatenazione logica del vero.
    Per spiegare, per esempio, il movimento di un mulino, devo ricorrere al movimento dell'acqua e al movimento dell'acqua devo ricorrere alla formazione di quest'ultima e via dicendo così all'infinito. In questo modo niente di finito vive nell'Immanente, e, allo stesso tempo, potremo spiegare il finito che vivrà a prescindere dall'infinito. L'estensione e le leggi di natura sono causa degli atomi ma non saranno gli atomi
    Tutto procede per connessioni”

    Tacque e attese che tutto fosse interiorizzato. Gesticolava e si muoveva avanti e indietro, preso, rapito da quel discorso.


    “Perché ricercare le verità dunque?
    Qui vi citerò un passo del libro dei Saggi, “Della ricerca interiore”:



    Hai per un solo secondo pensato che Signora Natura potesse rivolgersi a te?
    Chi sei per immaginare di comprendere il Segreto?
    Sei soltanto un uomo Tymba, sei collegato a questo mondo come i tuoi antenati.
    Guarda in fondo a te, il Segreto vi risiede tu non hai bisogno di nulla soltanto della tua ragione, poiché la ragione non richiede nulla che s'opponga alla natura, esige dunque essa stessa che ciascuno ami sé stesso, che ricerchi la sua utilità, finché è realmente utile, che persegua tutto ciò che conduce realmente l'uomo ad una maggior perfezione.-

    Ecco la risposta nitida!

    La conoscenza umana, quando non è sbagliata, è non solo vera, ma anche assoluta: non mi dice solo come il mondo è fatto, ma ci rivela anche l’unico modo in cui poteva essere fatto.
    La conoscenza umana, quando è vera, e la conoscenza divina sono identiche e, di conseguenza, nessuna garanzia è richiesta per avallare la certezza dell’umano sapere.



    Vorrei citarvi un altro passo dalla Vita di Dagiu contenuto nel Libro dei Regni che credo riassuma quanto detto:"



    Schiarì la voce muovendo il dito in alto come a tener il tempo della proroia memoria.


    “Non siamo poveri, e noi, esseri pensanti, siamo soggetti a degli a priori che le piante e la maggior parte degli altri animali non conoscono. Ma questa capacità di riflessione ci porterà un giorno più lontano della più libera delle piante, Dagiu, siine certo!
    - Ma come?!
    Abbiamo tanto male da cui liberarci, per vivere in perfetta armonia con Dio!
    - Ciò che apprendiamo con il pensiero, con la riflessione e l'istinto mescolati, la nostra essenza se ne ricorda, Dagiu, giovane apprendista! La morte non è che una tappa, una metamorfosi, ma l'essenza che ci costituisce, anche ridotta ad una conoscenza senza volontà, quando trapassiamo, dimora…
    - Ma ciò non cambia nulla: se la nostra essenza diventa pietra, o anche si perde in un attributo di Dio che non conosciamo, che non possiamo percepire, questa conoscenza non ha nessun interesse…
    - Ma la forza dell'essenza, parte di Dio, è d'essere immortale…
    Ed a forza di cambiamenti, di transizioni di modi in altri modi, d'attributi verso altri attributi, un giorno, verrà a noi un essere che avrà la possibilità di pensare nuovamente, e spiegarci la somma delle conoscenze che avrà accumulato al filo delle sue metamorfosi.
    Ed allora quest'essere che pensa, questo modo di Dio, ci spiegherà la libertà, ci porterà a Dio…
    - Come fai ad essere così sicuro, vecchio?
    - Perché le possibilità sono infinite, come Dio!
    Perché quello che può prodursi si produce, invariabilmente, poiché Dio è onnipotente, ed fa tutto quello che può: e può tutto, con la sua potenza infinita…
    Allora verrà un giorno, domani, tra un secolo, in molti millenni, in cui arriverà fra noi questa volontà dotata di ragione, che ci libererà dalla morale e dai pretesti, che farà di noi potenze senza ostacolo…
    - Come la riconosceremo, se che dici è vero?
    - Noi non dovremo farlo, giovane Dagiu: essa s'imporrà come un'evidenza di chiarezza, di luce, come una rivelazione divina…

    Rimasi da meditare alcuni momenti su queste parole, osservando sempre con entusiasmo questo fiore, simbolo di libertà e di potenza, più qualunque essere avessi incontrato, di Christos stesso…

    - Come si chiama questo fiore, vecchio?
    Lo chiamano spinoza… rispose il saggio.”

    Conoscere sempre di più ci permetterà di perfezionare la nostra vita e renderci liberi dalle catene dell'ignoranza, della schiavitù fisica e mentale. La sintonia con i modi dell'Immanente si possiede solo nello scoprire le verità, dunque conoscendo.
    Così avviene nel rapporto anche tra esseri umani: immagino per esempio la giornata di oggi e a questo Convegno!

    Chiderò con un ultimo passo sempre dal Libro dei Saggi, “Della ricerca della vita interiore”:


    Appena prima di scomparire, la nuvola si rivolse di nuovo a Tymba:

    Ascolta, cerca Colui che porterà la Ragione agli Uomini. Se non viene in questa vita, di ai tuoi figli quindi ai tuoi nipoti ciò che hai vissuto qui. Chiedi loro di trasmettere questa dimostrazione fino al giorno dell'Ultima esposizione.”

    Avanzò cercando di manifestarsi dinanzi agli auditori e soprattutto prese in mano l'Oannes imbalsamato

    “E qui arriviamo alla fine della relazione che è l'inizio del libro che sto scrivendo:
    Nel pensum spinozista, contenuto nel libro degli admor si dice: “L'uomo libero nascerà al sud, verrà dal nord, si nutrirà all'est, e mostrerà il cammino ai saggi che lo avranno atteso. Questo non-messia un giorno verrà poiché è statisticamente inevitabile.”
    Egli porterà un giorno che la ragione.
    In contrasto con molti sostengo che quell'uomo non sarà una persona in carne ed ossa, ma sarà un'umanità che sulla base della conoscenza ampliata dai nostri antenati, da noi stessi e da chi verrà riuscirà ad illuminare a tal punto le verità che ci permetterà di avvicinarci all'Immanenza e soprattutto meglio conoscere noi stessi e la Natura.
    Per questo le verità spinoziste e la loro ricerca sono fondamentali, per questo la nostra libertà e la nostra conoscenza sono fondamentali”



    Mostrò il pesce imbalsamato.

    "Ora chiedetevi: questo pesce è veramente un Oannes?
    Ho l'impressione che osservare e studiare questo pesce potrebbe dirci qualcosa sulle verità.....qualcosa di più, sugli Oannes, sulle rappresentazioni mitologiche e forse anche dell'animo umano. Lascerò a voi il compito e il piacere di scoprirlo.

    Shalom”



    La clessidra poco dopo lasciò cadere gli ultimi granelli s'inchinò Gianlupo ai più, un cenno del capo. Tornò in fretta, quasi correndo, al proprio posto sorrise soddisfatto mentre prese pennacchio e calamaio intento a trascrivere qualcosa sul taccuino. Era ritornato a conoscere e ad ascoltare.
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    Messaggio  Pascal Lun Ott 04, 2010 10:40 pm

    L'uomo libero nascerà al sud, verrà dal nord, si nutrirà all'est, e mostrerà il cammino ai saggi che lo avranno atteso. Questo non-messia un giorno verrà poiché è statisticamente inevitabile

    Mah, rimango dell'idea che il Messia sia già giunto, de Divina Providentia, e che, in effetti, di non-messia ne verranno a valanghe - inevitabile statistica -.

    È una frase troppo ambigua, non trovate? Specialmente, se uno nasce al Sud, nasce in un luogo più vicino al Deserto. Se poi verrà dal Nord, potrà solo muoversi verso il Sud, cioé verso il Deserto. COsa dovrà farci in una terra non abitata?
    Si vuol forse dire che il vero Saggio è colui che abbandona tutto e intraprende la vita nel Deserto?
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    Messaggio  Eckart Mar Ott 05, 2010 12:56 am

    Padre Eckart ascoltò il discorso dell'Admor con molta attenzione... apprezzandone il taglio, il fatto di ridurre i formalismi, il consiglio di non concentrarsi sulle differenze, o sulle contrapposizioni, il chiarimento del metodo, il riferimento ai testi, la prontezza a chiarire i dubbi.

    Cercò così di concentrarsi sui contenuti... nonostante il regalo ricevuto lo avesse messo un poco nel timore, che provò amabilmente a nascondere.

    Non nascose, invece, seppur sempre garbatamente, un sorriso nei confronti di Pascal, più per la sua schiettezza, che per la profondità della sua analisi...

    Poi disse, rivolgendosi a Gianlupo:

    Grazie Admor per la vostra esposizione, e per il calore e la passione che avete usato in ciò che dicevate! Molte suggestioni mi sono venute in mente mentre parlavate, ma non vorrei intromettermi, come moderatore, ora che ancora manca la relazione di Padre Onidala, che non vorrei influenzare con qualche mio spropositato commento.

    Chiedo dunque che il Padre parli lui per primo, se siamo tutti d'accordo.


    Con un cenno fece dunque intendere ad Onidala di raggiungerlo in cattedra.

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    Messaggio  Morvan Mar Ott 05, 2010 11:03 pm

    Il VERO è la testimonianza del GIUSTO! E' incredibile come i due ultimi argomenti trattati inq uesto convegno siano strettamente collegati! La verità è la parola dell'Altissimo e di tutte le testimonianze di fede!
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    Messaggio  onidala Gio Ott 07, 2010 12:10 pm

    Onidala con la testa ancora un po’ leggera, forse la trottola mistica, forse il nocino, si alzò, si aggiustò il saio e si avviò verso la cattedra richiamato da fratello Eckart:

    “Il Signore vi benedica fratelli, Shalom venerabile Admor Gianlupo, io vi ringrazio per la vostra esposizione, in vero l’ho seguita con attenzione ed interesse; come avevo anticipato, mi trovo indegnamente su questa cattedra, non sono qui per tenere lezioni di teologia, ma per imparare, e sono quindi lieto di aver avuto l’occasione di ascoltarvi e di aver fatto, grazie a voi, dei piccoli passi verso la conoscenza della vostra fede.
    Certo il tema di oggi è di grande importanza, e voi l’avete sviluppato al meglio e vi sono grato per aver ben specificato che non si tratta di una contrapposizione teologica ma di un modo per allargare i nostri orizzonti, e certo voi avete ben sviluppato l’argomento sviluppando i concetti spinozisti a partire dai quattro punti di premessa metodologica ed ai quali, se fossi un bravo teologo, dovrei contrapporre le corrispondenti tesi aristoteliche. Ma, come avrete capito, io non sono bravo, sono solo un umile frate che cerca di portare la parola di Dio, per cui abbiate comprensione per la mia pochezza dialettica ed epistemologica, dato poi che ancora mi capita di confondere quest’ultima con il sanguinamento nasale.
    Comunque, per seguire il vostro illuminato esempio, per primo vi dirò che i testi a cui mi ispiro e che per me riconducono alla verità, sono i Libri della Virtù; per secondo che, lungi da me voler contrapporre Spinozismo ed Aristotelismo, cercherò solo di presentare un aspetto di conoscenza ma anche di coscienza; per terzo che se alcune cose che dico non saranno comprese è solo perché non le ho comprese neppure io, abbiate pazienza, farò del mio meglio per capirle insieme a voi; per ultimo vorrei semplicemente ribadire che il tentativo che qui facciamo, dovrebbe portarci non ad un dibattito o all’enunciazione di teoremi, ma il tentativo di capirsi e capire se, al di là delle varie definizioni, esista un oggettivazione della verità, o al contrario una relativizzazione della stessa, modulata dai concetti di bello e giusto che abbiamo sentito trattare.

    Onidala guardò incuriosito l’oannes lasciato sul tavolo

    Sono dispiaciuto di non avere con me un dono così prezioso come quello del venerabile Admor Gianlupo, e per fortuna non ha voluto impressionarci di più portando un leviatano, anche se le verità di Dio sono per noi imperscrutabili, credo che il mio vecchio cuore non avrebbe retto lo scherzo
    “Ecco là il mare grande, vasto, immenso... e il mostro che Tu hai creato per scherzar con esso.”

    Poi si frugò nella tasca interna del saio ed estrasse una castagna secca.

    Non ho altro da lasciare, ma spero anche questo possa essere un dono che ci accompagni sulla via della verità, almeno a me ha aiutato molto.

    E’ vero, qualcuno può pensare che la verità sia solo la corrispondenza con la realtà, qualcuno che sia solo l’opinione condivisa dalla maggioranza e qualcuno che valuta la verità solo in base all'utilità delle conseguenze pratiche di una certa idea. Ho sempre usato il termine solo per sottolineare che ognuna di questa considerazioni contiene in se il proprio limite, anche se molti dei sostenitori delle singole opinioni sono pensatori o filosofi di indubbia capacità e fama.
    Alcuni poi, come gli averroisti, credono che la percezione sensibile abbia bisogno dell'Intelletto Agente per elevarsi all'astrazione, senza il quale si producono saperi e verità variabili da uomo a uomo. Quindi la religione deve affiancarsi alla ricerca filosofica che è riservata a pochi, dando così vita ad una doppia verità. In ultimo ci siamo anche noi, per i quali la verità della ragione coincide con quella rivelata dai Profeti.

    Ma torniamo alla castagna, non l’ho certo mostrata per farne una similitudine con la verità, spinosa fuori e dolce e morbida dentro, ma solo per ciò che rappresenta nei miei ricordi ed in particolare in uno che vorrei condividere con voi.
    Come sapete, è usanza dalle nostre parti, che la notte tra il 12 e il 13 dicembre, venga raccontato ai bambini che Santa Lucia passi per portare doni a quelli che sono stati buoni, e così costumava anche a casa mia. Anni fa, la sera del 12 dicembre, una mia nipotina, di 5 anni, avendo sentito dei rumori all’esterno, corse da me “zio, zio, presto, chiudiamo gli occhi, altrimenti Santa Lucia ci acceca e non passa a portare doni”, infatti si diceva che non si doveva guardare la Santa pena la perdita della vista e che bisognava andare a letto presto perché se no non portava alcunché. La presi in braccio per confortarla e, dall’alto della mia conoscenza, stavo per raccontarle la mia verità, e cioè che la Santa erano i genitori, e quindi iniziai “vedi piccolina, non so se Santa Lucia potrà passare..”, ma, vedendo l’ombra di delusione che iniziava a bagnarle gli occhi di lacrime, non ebbi cuore di continuare e le dissi “…a meno che tu non vada subito a letto”. Così lei corse felice a letto dove si addormentò ed io, non avendo preparato nulla, non seppi pensar di meglio che cercare delle castagne secche, pestarle a lungo nel mortaio per ottenerne farina, che poi impastai con latte e miele e cossi sul fuoco per farne dei dolcetti da porre sul tavolo. Impiegai quasi tutta la notte, ma alla fine i dolcetti erano pronti e quando la mia nipotina si alzò, mi corse incontro per abbracciarmi “zio, zio, hai visto che è passata” ed io, sollevandola, ringraziai il Signore per quella grande felicità.
    Ora vi starete chiedendo che c’entra questo con la verità? Forse quel vecchio strambo ha bevuto troppo nocino, ma per me quell’episodio fu un passo nella conoscenza, perché la mia nipotina aveva una sua verità, che io, uomo colto e saccente, sapevo essere sbagliata, forte della convinzione che la mia verità fosse giusta ed assoluta, ciò nonostante, l’amore che provavo per lei mi spinse a dimostrare la correttezza della sua e così ne trassi l’insegnamento che, se io mi ero sforzato di dimostrare una ingenua non verità per amore, chi sono io per pensare che la mia verità non sia altro che un’ingenua non verità, di fronte all’immensità del pensiero di Dio, e che a volte non sia solo l’amore che mi permette di crederle vera?

    L’amore è infatti il messaggio che permea tutti i sacri testi Aristotelici, Dio riconosce ad Oane la supremazia sugli altri animali, non per la sua capacità di logica, ma per essere l’unico tra gli esseri viventi a comprendere che quello era lo scopo.


    "Siamo certamente collegati alla materia, certamente sottoposti alle sue leggi, ma il nostro scopo è di tendere verso Te, lo Spirito Eterno e Perfetto." Dunque, secondo me, il senso che hai dato alla vita è l'amore." Allora Dio disse: "Umano, poiché sei il solo a avere compreso ciò che era l'amore, faccio dei tuoi simili i miei figli. Così, sai che il talento della vostra specie è la sua capacità di amarmi ed amare i suoi simili. Le altre specie sanno solo amarsi."
    Onidala prese in mano la castagna e la guardò sorridendo


    Forse bisogna tornare bambini, ed accostarsi alla verità con il cuore e l’animo puro e libero da pregiudizi, essa stessa ci cercherà con la sua forza, la stessa forza che ha l’amore, motore unico del mondo, amore che posso trasmettere e ricevere, amore che posso capire senza timore di essere ignorante o povero di spirito, amore che mi spinge verso una vita virtù nel rispetto degli altri e della natura creata, amore che mi fa scordare le vanità del mondo per darmi la letizia di sentirmi piccola parte dell’immenso disegno di Dio.

    Ciò detto andò al centro della sala, prese per mano fratello Eckart e fratello Dragonenero

    “e ora preghiamo” ed iniziò a girare cantando “giro giro tondo..”

    "non è solo il nocino" pensarono gli altri "è proprio matto"
    Fenice Maria Helena Aslan
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    Messaggio  Fenice Maria Helena Aslan Gio Ott 07, 2010 8:25 pm

    Affascinata e sorridente, Fenice guardava il girotondo e sentiva il cuore e l'animo allietati dalle parole che aveva udito.
    Ammirava la dialettica dell'Admor e amico Nagid, perché non era mai supponenza né aggressiva dimostrazione d'intelletto brillante, ma intelligenza sensibile... e ammirava padre Onidala e le sue parabole, dense di significati sotto la veste di semplici narrazioni che risvegliavano le emozioni degli uditori.
    Amore... di quello tutti hanno bisogno... e se hanno il coraggio di seguirlo e di cercarlo nel proprio cuore, nelle azioni e nel mondo, là risiederà la Verità, per quello che gli umani possono capire di fronte all'Altissimo... pensò.
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    Messaggio  donangelito Gio Ott 07, 2010 8:43 pm

    Don Angelito fu raggiunto da un messo tutto ansimante, il giovane lo scosse e gli sussurrò all'orecchio varie informazioni, il Vescovo sgranò gli occhi e interruppe un attimo il dialogo:

    Esimi e illustri studiosi,
    io so che la ricerca e l'anelito all'Assoluto vanno ben oltre le distinzioni di cultura, religione e razza...ma, ahimè, non esiste comunità che non abbia leggi e che con essa non si regga...
    Purtroppo nelle mie terre al Sud, mentre noi pacificamente dibattiamo, è in corso una forte diatriba politica tra spinozisti e regni aristotelici e io sono stato or ora avvisato di un richiamo, di gran carriera, a ricoprire gli incarichi che mi sono consoni e mi competono...
    Vi prego, pertanto, di scusarmi se causa di forza maggiore mi impone di abbandonare il dialogo.
    Prego per tutti voi, e che la Verità vi assista!


    Detto questo, il Vescovo salutò da lontano Padre Eckart e infilò la porta della Sala per svanire velocemente...
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    Messaggio  Eckart Sab Ott 09, 2010 12:04 am

    Sicuramente Padre Eckart partecipò con un certo imbarazzo al bizzarro girotondo proposto da Fratello Onidala, ma non se ne sottrasse, di certo per rispetto. Le parole espresse erano altissime, e ogni cosa perdeva peso di fronte ad esse.
    Era sicuramente passato un messaggio d'amore... Non ci potevano essere molti dubbi sulla perfetta trattazione di questo tema, inriferimento a quello più ampio della verità.
    Purtroppo qualcosa doveva, seppur quasi impercettibilmente, cambiare un poco il clima di quell'assemblea e di quei giorni. Il volto serio di Padre Donangelito non lasciava dubbi: qualcosa stava accadendo nell'altrove, che un poco rendeva surreale quella situazione d'avorio dell'Accademia.
    Anche nella sala sembrava un poco diradarsi l'attenzione, quasi come se qualcosa di più importante portasse ad altri fatti, per certi versi gravi.
    Padre Eckart si assunse le sue responsabilità: salì in Cattedra, così si espresse:

    Amici,
    i giorni lieti e pieni di amicizia di questi giorni vorrei certamente che continuassero. Cortesia vuole che nelle tregue, in qualsiasi tensione, ci si fermi davvero a riflettere, si onori pertanto il significato dell'incontro, che qui ha assunto toni del tutto pacifici e del tutto profusi all'ascolto del prossimo, senza pregiudizi.
    Ciò che accade nelle Terre del Sud però, ve lo confesso, agitano il mio cuore, e non è di certo facile essere qui in questo momento.
    Come Direttore, ho da far rispettare il programma e l'atmosfera accademica, che deve mantenere la propria fisionomia.
    Tuttavia... saranno i nostri cuori in grado di mantenere animo sereno? Mi chiedo come poter continuare, e chiedo l'aiuto di tutti, aristotelici e spinozisti... Chiedo il parere e la considerazione. E' ancora il tempo del dialogo? Può essere ancora, questo luogo, d'aiuto al dialogo? Qui a Venezia siamo sempre stati accorti all'accoglienza, sensibili alla differenza delle vedute nella condivisione dell'altro da noi, in estrema tolleranza. Ciò non è certo estraneo alla mia logica, il mio pensare, il mio volere. Ma non posso di certo far finta di niente su ciò che accade nei regni, come me penso anche voi. E' dunque il momento di prendere una parentesi qui... per chiarire le basi su cui potremmo continuare. Ho avvisato il Patriarca, forse ci farà presto sentire la sua voce... Mi piacerebbe sapere dall'Admor Gianlupo. o chi per lui... su quali basi intendiamo continuare... Vogliate, ve ne prego, togliermi questo velo di tristezza che è calato sulla mia anima.
    Gianlupo
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    Messaggio  Gianlupo Sab Ott 09, 2010 2:29 pm

    L'admor Gianlupo sospirò. Ascoltò. Missive si accavallavano l'una sull'altra. pensieri affollavano la sua mente.
    Deglutì.
    Accarezzò la folta barba..
    Guardò ad uno ad uno i presenti.

    Schiarì la voce.


    "Quello che accade nelle terre del Sud credo abbia agitato il cuore di tutti e tutte. Sono preoccupato e forse non poca tristezza si è impossessata della mia persona. Sono preoccupato e forse proprio questa preoccupazione m'induce a dir ciò che sto per affermare: sospendere o far sì che questo momento venga cancellato dalle relazioni esistenti nel Regno, tradirebbe il senso di ciò che stiamo facendo qui.
    Perché questo è ciò che dovremmo mettere in pratica, questo è l'esempio che mi sentirei di portar fuori da queste mura.
    Niente tensioni, niente preoccupazioni, senza timori o sotterfugi, senza paura di perder poteri o salde convinzioni, possibilità di parlare di sé e del proprio credo, ascoltarsi e domandare.
    Questo ho visto qui in quasi tutti noi.

    Voi Eckart siete il direttore dell'Accademia, a voi l'onere di decidere,. Se potesse essere utile il mio consiglio non mi fermerei e forse porterei questo dialogo fuori di qui.

    Non saranno i trattati, nè lotte per la conservazione del potere e né il pericolo di morte a trattenerci dal dialogare.

    L'unica cosa, mia figlia Padme dovrebbe nascere di fatto tra una settimana. Vi chiedo gentilmente di perdonarmi se dovrò partire tra due giorni con la mia compagna. Questo mi rende sereno e felice, così come mi rendono felice le immagini che porterò con me di questo convegno, i volti di padri che si sono messi in discussione e si sono aperti sul proprio credo.

    Io proporrei comunque di terminare e magari riuscire a creare degli atti finali.

    Lo dico molto serenamente, forse momenti come questi dovremmo farli nelle piazze, ma forse sono solo stupidi pensieri di un admor spinozista che immagina un mondo diverso.

    Comunque vi ringrazio.




    Si sedette. Ripensò ad Onidala e sorrise, ripensò alle domande, alle discussioni e sorrise dolcemente.Ripensò a Padre Eckart e a Fenice e sorrise.
    Ripensava continuamente a tutto e a tutti. Sospirò e la figura dell'Oannes rimase in lui.
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    Messaggio  Eckart Sab Ott 09, 2010 5:18 pm

    Padre Eckart, alle parole dell'Admor, sospirò, un poco si sentì più rasserenato.

    Rispose:

    Gentile Admor, le vostre parole fanno onore a questo Istituto, da me indegnamente rappresentato; fortuna vuole che ad aiutarmi qui ci sia Dama Fenice, la quale rende tutto più autorevole di certo. Dopo avervi ascoltato, devo ammettere che era quello che volevo sentire, e mi voglio fidare. Voglio fidarmi sul fatto che questo desiderio di pace sia incarnato non solo qui, ma anche altrove, dove ci capita di agire quotidianamente: altrimenti sarebbe un'incoerenza, e sarebbe un paradosso l'occasione che ci porta oggi ad incontrarci; siamo chiari il più possibile, dunque. La chiarezza mi ha sempre reso precario, giammai nelle intenzioni, ma nella figura... conosco la dialettica che mi viene dall'Ecumene, non conosco quella che coivolge la Comunità Spinozista... sono vecchio, e sono abituato al clima di sospetto che gravita su di me... Non mi stupirebbe che gli Spinozisti possano fare i loro conti anche su questo. Lo dico direttamente, senza timori, giacchè la vita qualcosa mi ha insegnato. Ma ci tengo ad essere chiaro, poichè nemmeno le intenzioni sarebbero salve, altrimenti.
    Confido seriamente in voi, Admor, affinchè la ragione possa prevalere sempre, e non soltanto dove è più facile. Da me, cercherò di aderire ancora a questo mio stesso precetto. In una cosa ho sempre creduto: che lo scontro sia l'ultima delle ipotesi possibili, quando si verifica è cpmunque una sconfitta per l'uomo; da fedele aristotelico, questa sconfitta è per me una sconfitta di fronte a Dio.
    Se ho parlato come ho parlato è perchè lo ritenevo dovuto.. ritenevo dovuto non far ricadere questa situazione in una condizione surreale per tutti: a volte i silenzi non reggono, a volte essi hanno il significato dell'ipocrisia: quindi era giusto parlare, ed è giusto essere diretti, se davvero il dialogo ha la capacità di frenare i cattivi propositi. Cosa che mi auguro... per questo pregherò. Perchè se è vero che siamo nello scorrere di un limpido fiume, è anche vero che la foglia, se lo rasenta, ne cambia i connotati. Perciò questo fiume non è insensibile alla foglia che è calata, pur provenendo da altra natura e da altro luogo. Come potrebbe essere altrimenti? Dunque accadrà ora questo... continueremo fintanto che le condizioni generali, e non solo quelle particolari, ce lo permetteranno... continueremo perchè questa è un'Istituzione che va salvaguardata nella sua definizione di apertura, definizione statutaria, e perchè è riprovevole, per uomini di cultura e per degli intellettuali, non rispettare i programmi che ci si è posti.
    Ma un'altra condizione statutaria bisognerà certo considerare, e che cioè l'Accademia resta un luogo aristotelico, ciò significa che è sotto la giurisdizione della Chiesa: Essa, io con Essa se sarà necessario, potrà in ogni momento revocare questo incontro. Confesso che per me sarebbe una piccola morte, ma non posso certo governare gli eventi, nemmeno constatare ciò che capiterà sul piano più ampio della storia. Posso solo sperare che i principi accademici, di pace e dialogo, non vengano offesi, che le persone qui convenute facciano in modo non solo di rispettarli, ma di assumersi la responsabilità di vivificarli e comprovarli negli atti e nei gesti della vita.
    Ora concedo ancora agli esponenti Spinozisti e quelli Ariistotelici di replicare ulteriormente, se ne sentiranno la necessità.


    Detto ciò, Padre Eckart si sedette, ma continuò a tenere il viso ben fisso ora su questo, ora su quello.
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    Messaggio  onidala Sab Ott 09, 2010 8:05 pm

    Onidala ascoltò le parole dell'Admor Gianlupo e quelle di fratello Eckart, notò che quest'ultimo fissava lui e gli altri e pensò: "prima o poi dovrà usare le lenti anche lui", quindi si alzò e prese la parola:

    "Fratelli miei, ho detto all'inizio che sono qui giunto come umile frate per imparare, e tale proposito intendo rispettare con tutte le mie forze. Certamente qualcuno non riterrà consono che l'Abate di Fornovo, rettore del Seminario Aristotelico e, in sovrappiù, Arcivescovo della Santa Chiesa Aristotelica, si prodighi in dissertazioni teologiche mentre nel mondo vi sono infausti accadimenti, non di meno, ritengo che sia mio dovere proseguire un dialogo dal quale non può che sorgere il bene, fosse anche solo quello di una reciproca maggior conoscenza.
    Fratello Eckart,non adombratevi per i sospetti, fanno parte della natura umana, perchè chi opera con secondi fini pensa sempre che anche gli altri lo facciano, questo è parte del peso che dobbiamo portare. A siena, dove sono arcivescovo, da tempo vi è una situazione opprimente, come tutti voi ben sapete, popolata com'è da scomunicati che hanno cercato e cercano di prevalere, non per questo, alle domande dei miei diocesani, ho sempre risposto che non chiederò mai ad una persona chi è, prima di aiutarlo, perchè non è nello spirito Aristotelico fare del bene solo ad alcuni, ma è nel messaggio di Christos la spinta a diffondere l'amore anche verso chi ti ferisce. Ciò non vuol dire non condannare le eresie, ma dare spazio all'uomo di crescere.
    Il mio messaggio verso i fedeli della mia Arcidiocesi, si è pertanto tradotto in una lettera pastorale, inviata non solo ai Vescovi, Preti e Diaconi, ma a tutta la popolazione, sul tema della parola, parola non solo come mezzo di comunicazione ma come via da percorrere ispirandosi ai principi della fede.
    Ve la riporto qui, come contributo a questo tavolo, perdonate se vi sono alcuni punti che riguardano specificatamente la situazione della mia Arcidiocesi, ma credo sia incongruo autocitarmi citandone solo dei pezzi."


    [1] Carissimi Sacerdoti e fedeli, fratelli e sorelle nel Signore,
    Sto cercando di scrivere questa lettera sulla parola di Dio e subito mi trovo pieno di dubbi e ripensamenti. Ho davanti a me i numerosi messaggi che avete inviato. Sono tanti, troppi, per riuscire a fonderli e a riassumerli in unità.
    Sento, quanto più mi addentro nell'argomento, che la parola di Dio è qualcosa che ci supera da ogni parte, che ci avvolge e che quindi ci sfugge, se tentiamo di afferrarla. Noi siamo nella parola di Dio, essa ci spiega e ci fa esistere. Come potremmo noi parlarne, farne oggetto della nostra riflessione, addirittura farla entrare in un progetto pastorale?
    E' stata la Parola per prima a rompere il silenzio, a dire il nostro nome, a dare un progetto alla nostra vita.
    E' in questa parola che il nascere e il morire, l'amare e il donarsi, il lavoro e la società hanno un senso ultimo e una speranza.
    E' grazie a questa Parola che io sono qui e tento di esprimermi.
    Intuisco che sto per parlare di qualcosa che è come una spada a doppio taglio, che mi penetra dentro fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, che scruta i sentimenti e i pensieri del mio cuore.
    Vorrei che tutti coloro che leggono partecipassero al senso di timore, che mi invade in questo momento, e si mettessero spiritualmente in ginocchio con me per adorare con commozione e gioia il mistero di un Dio che ci parla attraverso i suoi profeti ed il libro delle Virtù. E' soltanto in questo atteggiamento di adorazione e di obbedienza profonda alla Parola che sento di poter dire qualcosa, con la coscienza di balbettare poco e male su un mistero tremendo e affascinante.
    Mi accosto a questo mistero anche in atteggiamento di speranza. Il contatto vivo con questa Parola che, pur dimorando nell'intimo del nostro cuore, ci oltrepassa e ci attrae con sé verso un'immagine sempre più nuova e più pura di vita umana, produrrà certamente un benefico rinnovamento dei nostri modi di pensare, di parlare, di comunicare tra noi.
    Penso al linguaggio che usiamo noi credenti nella preghiera, nella predicazione, nelle varie forme di comunicazione della fede: è talora ripetitivo, convenzionale, senza vivacità e senza mordente. Un incontro più intenso con la parola di Dio potrà ridargli chiarezza e incisività.
    Ma penso anche a vari linguaggi che si intrecciano lungo le strade, nelle case, nei luoghi di incontro, di lavoro, di studio, nei mezzi di comunicazione sociale, insomma in ogni ambito di convivenza civile di questa vivacissima, ma anche convulsa e problematica città di Siena, con tutto il suo vasto e vario circondario geografico e sociale. Non sentiamo forse tutti quanti l'esigenza di scoprire ciò che ci unisce al di là delle divisioni; di ritrovare in una comune tradizione la spinta verso il futuro; di ricondurre i diversi e spesso contrastanti progetti di vita umana a un'immagine di uomo, che non mortifichi nulla di ciò che è bello, buono, onesto, che sia così ampia e di così vasto respiro da accogliere con rispetto anche il più piccolo contributo al vero progresso dell'uomo?
    La Parola che Dio ci ha donato, che ha suscitato forme sempre nuove di vita umana, che ha alimentato per anni la tradizione senese può aiutarci a ritrovare valori comuni e creativi.
    Per questo oso offrire queste pagine non solo ai credenti, ma anche a quei fratelli e a quelle sorelle che, per vari motivi, non si sentono di condividere la vita della comunità aristotelica. Le offro come un dono e insieme come una sfida; come una promessa e insieme come un impegno.
    Ci sono nella parola di Dio tanti spunti che parlano immediatamente all'uomo, trovano direttamente la via del cuore e generano una coraggiosa volontà di servire l'uomo. Accogliere questi spunti significa lavorare per il vero bene dei fratelli.
    [2] L'infinità del mistero, che indichiamo con il termine "parola di Dio", impone alla presente esposizione limiti insuperabili.
    Altri limiti derivano dalla natura propria di questa lettera, che solo impropriamente può essere detta un "piano pastorale". Infatti con tale nome si designa piuttosto una visione d'insieme dell'attività diocesana con l'indicazione di strumenti atti a stimolare e coordinare l'azione di tutti. Tale piano ha carattere stabile, pur essendo in continua crescita e adattamento, e vuol tener conto di tutte le realtà esistenti sulla base delle tradizioni pastorali genuine e riconosciute. Appartengono ad esso scelte fondamentali della nostra Diocesi come la sua unità articolata nelle diverse zone pastorali con a capo l’Arcivescovo, il Vicario Episcopale, i Vescovi, i Sacerdoti, i Diaconi, il Consiglio Pastorale, i fedeli, ecc.
    Tuttavia è chiaro che il programma proposto dal Vescovo di Grosseto Monsignor Dragonenero tocca un punto nevralgico della pastorale ed esprime una delle preoccupazioni fondamentali che portano oggi le diocesi a elaborare progressivamente un loro disegno pastorale: cioè che "la parola di Dio compia la sua corsa e sia glorificata" e il tesoro della rivelazione, affidato alla Chiesa, riempia sempre più il cuore degli uomini.
    La presente lettera vuole dunque unicamente sottolineare alcuni punti che servono alla comunità per rendere sempre più esplicito e vissuto quel primato della parola di Dio, che è fondamento e radice di ogni attività della Chiesa, e per inquadrare l'impegno pastorale nel cammino della nostra Chiesa Senese nel cammino della Chiesa Italofona.
    [3] Per dare chiarezza possiamo riferirci a questa frase del secondo profeta.

    "Amici miei, " ci disse, " non sbagliate! Coloro che non vivono nell’amicizia come Aristotele ci ha insegnato bruceranno nelle fiamme di Geenna.
    Coloro che cedono alle tentazioni del peccato, coloro che non conoscono la virtù, questi finiranno nella sofferenza e nella solitudine dell’inferno.
    Coloro che cedono alla mielosa voce del peccato, che sono attratti dai suoi discorsi, saranno condotti nelle tenebre.
    Coloro che, infine, respingono l’amore di Dio e degli esseri umani, chi cerca rifugio solamente nel proprio egoismo, finirà nell'abisso infernale.

    Spiccano in essa tre momenti.
    Il momento finale è il riconoscimento che conduce alla riaggregazione alla comunità aristotelica.
    Questo momento, però, è preceduto e preparato da un momento quasi di minaccia. Non cedete alle tentazioni del male, che spesso si presenta sotto forme accattivanti, in forme od in parole melliflue, ma che portano contro i principi della fede.
    E' la prima esortazione alla comunità aristotelica, essa allude alla povertà e alla solitudine dell'uomo che si fa più evidente nell'oscurità del mondo. Essa chiede che il colloquio di speranza si prolunghi, che la presenza contemplativa dei discepoli col Signore non si interrompa.
    A sua volta però questo momento contemplativo scaturisce dall'annuncio della Parola. Quando i fedeli parlano della loro speranza circa la Chiesa, pensano certo ad una salvezza misurata dai loro desideri più immediati: "noi speravamo che fosse la Chiesa a liberare Siena". La Chiesa, che essi attendevano, corrispondeva ai progetti degli uomini, alle loro speranze politiche immediate, non agli insondabili pensieri di Dio.
    Christos introduce i discepoli nel senso della vita sociale. La nuova, definitiva parola di Christos fa vibrare le antiche parole e segna un progressivo avvicinamento ai progetti di Dio.

    Logion 2: I discepoli dissero a Christos: "Maestro, questi emarginati non ci portano nulla, ed Aristotele ci mette in guardia contro quelli che fuggono la città!"
    Christos rispose loro:" "Discepoli! Vivete per gli altri anziché attendere che gli altri che vivano per voi. Spetta alla città accogliere gli emarginati, e non agli emarginati aiutare la città.“

    [4] Il cammino che deve percorrere la nostra Chiesa senese in questi giorni.
    Un momento qualificante di questo cammino è costituito dal sinodo, ove si cerca di riprendere quel filo d’unione fra chiesa e fedeli e gettare le basi per il popolo aristotelico. I temi del Sinodo sono incentrati sui problemi della comunità e della missione della chiesa, e vuole rappresentare un carattere non occasionale e non marginale nel ritmo della nostra vita ecclesiale. Esso non deve rappresentare un evento che quasi ci distoglie dalla gioiosa fatica quotidiana di essere Chiesa del Signore, popolo missionario che coinvolge l'uomo di oggi in una responsabile adesione al progetto di Dio. Il Sinodo, invitandoci a riflettere sulla costitutiva dipendenza della comunità aristotelica e della sua missione, sarà una provvidenziale occasione per riscoprire, verificare, rinnovare la vita delle nostre comunità, le loro iniziative pastorali, il loro impegno missionario.
    A questa riscoperta della comunità, stretta attorno al Signore abbiamo chiesto al Signore di restare con noi per farci scoprire la dimensione contemplativa della vita, per insegnarci il gusto della preghiera silenziosa, per rivelarci l'atteggiamento di filiale abbandono al Padre che deve accompagnare e animare interiormente la nostra esistenza nella Chiesa aristotelica fondata da Christos e normata dalla Gerarchie ecclesiali.
    [5] All'interno di questa tappa del nostro cammino, Monsignor Dragonenero, ha ritenuto opportuno esortare un tavolo di discussione tra coloro abitano in questa terre, proposta che ha suscitato nei più sentimenti contrastanti, di speranza ma anche di paura o diffidenza, non solo per i rapporti umani, ma per il dubbio della sua effettiva valenza.
    Su questo posso darvi il mio umile contributo.
    Il tavolo senese, anche se si farà, non potrà avere effetti sulla scomunica, non è competenza nostra togliere la scomunica, al più potrà essere uno spunto da portare, come elemento costruttivo o deterrente a chi avrà il compito di decidere.
    Logion 6: Ma Christos ci mise in guardia:

    "La ragione, senza l'approvazione del cuore, è come una conchiglia vuota. L'essenziale è altrove, e Dio supera i contrasti delle parti.”

    In questo senso, riprendendo le parole del Profeta, io mi domando, e chiedo a voi fratelli miei di questa Diocesi, con che animo potremmo mai accogliere un intervento superiore senza che la comunità dei fedeli abbia provato liberamente a percorrere una strada verso l’apertura all’emarginato e l’abbia trovata aperta o sbarrata?
    Nel vostro cuore, e nei vostri pensieri, accettereste di abbracciare il vostro nemico solo perché vi venisse comunicato che la scomunica è stata tolta?
    Io non credo, con Christos io dico

    Logion 21: "Diffidate delle credenze deviate, amici miei... poiché gli eretici sono come le formiche, ritornano sempre."

    Ed è pertanto che ritengo utile un incontro di dialogo, perché, come sempre ho detto, la Chiesa è l’insieme dei fedeli e dei sacerdoti, e non c’è credente se non c’è accettazione dei principi che regolano la nostra fede.
    Come ci sembra difficile essere aristotelici, come sopportare questa distanza schiacciante tra la parola del Libro delle Virtù, che ci sembra portare in sé tutta la speranza del mondo, e questa realtà nella quale ci ritroviamo con un senso di tanta mediocrità"? Il cammino della Parola nei nostri cuori è lento e faticoso, e questa nostra terra sente in tante sue difficoltà lo scarto tra Virtù e vita.
    Sarebbe molto desiderabile che portassimo con noi l'abitudine a un pò di "lectio divina" quotidiana: quanto infatti noi oggi ci proponiamo si avvale di regole codificate da una lunga esperienza, che risale ai primi tempi della Chiesa ed è stata specialmente coltivata nella tradizione monastica.
    Se mi si dovesse chiedere, al termine di questa lettera, quali indicazioni pratiche ritengo maggiormente importanti ai fini dell'assimilazione del messaggio qui proposto, non avrei esitazione a indicare tre punti: Il messaggio in Chiesa, le scuole della Parola, la lettura dei libri delle Virtù ".
    1. Il messaggio in Chiesa. Se ogni prete dedicherà una attenzione speciale alla preparazione del messaggio in Chiesa, prevedendo attentamente i testi, tutti i fedeli saranno stimolati a seguire le ricchezze della Parola proclamata nella liturgia.
    2. Le "Scuole della Parola". Sono riunioni di fedeli parrocchiali, in cui si insegna come leggere un testo aristotelico per gustarlo nella preghiera e applicarlo alla propria vita. Sarebbe opportuno che i sacerdoti tenessero queste lezioni con cadenze programmate.
    3. La lettura dei libri delle Virtù. E' l'attività raccomandata a ogni fedele, in particolare ai religiosi, alle religiose e ai gruppi di impegno di ispirazione aristotelica.
    Sarà appunto l'abitudine ad ascoltare con docilità e coraggio la Parola a renderci attenti alle necessità degli altri e a suggerirci i gesti concreti, che la carità di volta in volta ci richiede.
    Però può essere opportuno che ogni parrocchia, comunità, gruppo e famiglia si proponga uno sbocco concreto dell'ascolto della Parola, una specie di scelta prioritaria, un gesto di carità che venga incontro a un bisogno particolarmente urgente o a una grave situazione di ingiustizia.
    Sarò grato, poi, a coloro che mi suggeriranno indicazioni e proposte per una scelta prioritaria a livello diocesano nella speranza di un comune gesto di carità.
    Vi saluto affettuosamente con l'abbraccio di un padre.



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    Messaggio  Cherri Dom Ott 10, 2010 1:15 am

    Farah aveva ascoltato gli interventi con attenzione, nonostante i suoi pensieri a volte fossero portati altrove.....


    Erano giorni assurdi quelli che stavano vivendo ma lì, all'Accademia, tutto sembrava un incubo lontanto....


    Sorrise a Nagid annuendo con la testa quando lui disse che presto sarebbero partiti.....voleva che Padme nascesse nella sua casa, e lei voleva che quei giorni fossero dedicati solo alla loro famiglia....


    Sicuramente avrebbe portato quelle giornate nel cuore...aveva conosciuto persone splendide, come Fenice, e sperava che il loro dialogo non cessasse con la partenza verso casa.....


    La cercò con lo sguardo....la sua eleganza e la sua gentilezza l'avevano proprio conquistata.....le sorrise


    Appoggiò la mano sul braccio di Gianlupo come per trovare unione e si rimise in atteggiamento di ascolto
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    Messaggio  Fenice Maria Helena Aslan Dom Ott 10, 2010 8:52 pm

    Fenice colse lo sguardo di Cherri e si avvicinò sorridendo.
    Si chinò e tolse scherzosamente la mano di lei dal braccio di Gianlupo.


    Ve la rubo un poco... posso? chiese sottovoce. Cherri si alzò e le due donne, affiancate, si avviarono verso l'uscita della sala, confabulando. Per un attimo, si voltarono all'unisono a guardare Gianlupo e sorrisero vedendo la sua curiosità.
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    Messaggio  Eckart Dom Ott 10, 2010 11:29 pm

    Padre Eckart tornò in Cattedra... disse:

    "Se qualcuno ha ancora voglia di intervenire sul tema del Vero lo faccia, altrimenti considererò esaurito l'argomento, e passeremo oltre. Atenderò un poco che le idee si riordinino, poi vedremo il da farsi."
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    Messaggio  Cherri Dom Ott 10, 2010 11:33 pm

    Farah seguì Fenice parlando sottovoce con lei......Sorrise notando lo sguardo curioso del suo compagno....gli fece l'occhiolino e uscì con l'amica dall'Aula
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    Messaggio  Gianlupo Lun Ott 11, 2010 2:53 am

    Ascoltò con attenzione l'intervento di Padre Onidala.
    Si fermò a riflettere.
    Quella questione delle formiche non l'aveva mai accettata. perché proprio le formiche?
    Sospirò.

    Poi gli venne da ridere e pensò alle lumache.

    Poi l'esortazione di Eckart e l'admor si alzò in piedi.


    "Io vorrei solo commentare brevemente la lettera se mi è possibile. Prima di tutto un'iniziativa che credo sia, seppur del tutto interna al vostro credo, da apprezzare. Questo lato sociale è ciò che sempre mi è piaciuto dell'Aristotelismo e che raramente ho potuto scorgere.

    Prendo spunto però da alcuni passi per allargare un attimo le mie riflessioni, se me lo permettete, è quel costante mettere in guardia, ammonire, ricercare la tensione della mano che tiene le redini o semplicemente la produzione di un immaginario quasi orrorifico che suscita da sempre in me riflessioni. Mi chiedevo, se si detiene la verità e si ha fiducia nei propri fedeli non si rischia di mettere in discussione le stesse verità che si professano, non so se avete compreso il mio interrogativo. Sarà colpa delle formiche o della costante angoscia del registro narrativo di alcune parti del Libro delle Virtù; a volte non sembra anche voi che l'appello alla vigilanza, la continua retorica di questo male polarizzato in fondo non produca una contraddizione di fondo negli effetti? Non vi sembra che un approccio di questo tipo vanifichi le aspettative fondate sulle verità?
    Qui finisco e cerco di esser chiaro: se io ogni giorno per un numero imprecisato, ma cospiscuo, di anni mostrassi e riempissi mia figlia di avvertimenti su quanto può far male mangiar mele marce e col verme, se mettiamo caso ogni giorno la mettessi in guardia da questo, denigrassi, rappresentassi in maniera orrorifica la mela marcia......non vedete la probabile riproduzione di due effetti? Ossia o mia figlia mangerà la mela marcia ad un certo punto o in generale non le piaceranno più nemmeno le mele buone o ambo due i casi?
    Scusate come sempre la prolissità....ma siamo alla fine e forse sto divagando...o forse...anche no!"


    Sorrise.
    Nuovamente tornò a sedersi.

    Poi notò Fenice i suoi movimenti e il sussurro, guardò Farah.
    Non ebbe il tempo di rispondere e corrucciò la fronte.

    Cerco lo sguardo di Padre Eckart e una smorfia buffa di incomprensione.



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    Messaggio  Eckart Mar Ott 12, 2010 10:15 pm

    Padre Eckart ascoltò l'admor forse più profondamente del solito... molto sensibile ai tasti toccati. La differenza delle sue vedute sul discorso in atto certamente lo ispirò nella riflessione, che un poco si confondeva con i pensieri di quei giorni... Dunque, centellinando anche il respiro, rispose:

    "Sebbene siamo qui per incontrarci, sebbene nostro intento è quello di capire in cosa siamo simili, dovrete permettermi questa parentesi intenzionale, perchè le mie corde intime sono state qui toccate.
    L'Admor Gianlupo, come al solito da quando è qui, ci offre rinnovato esempio di educazione nel non eludere ciò che dell'Aristotelismo stima. Anche io, non solo per corrispondenza di cortesia, ma per onestà intellettuale, vorrei ora dire che ammiro la serenità spinozista nell'affrontare i problemi, quelli intimi e quelli comunitari, due ordini, questi, che forse, per la fede in questione, hanno minor distanza che nella nostra... Non mi dilungo su questo, che qualcosa ha a che fare, a parer mio, con la differenza tra la meditazione e la preghiera, tema piuttosto interessante, che richiederebbe in me energie più fresche perchè, su di esso, decida di cimentarmi.
    Un altro nodo mi preme affrontare, e cioè l'argomento del male. L'Admor si stupisce come nelle immagini aristoteliche si arrivi, talvolta e addirittura, a rasentare l'orrido: un poco lo capisco, se mi metto nei suoi panni, probabilmente più adatti alla superficie dei miei, i quali meglio si prestano a calar nel profondo. Da aristotelico... e badate... questo è un tema alquanto personale per me... dato che coinvolge il senso della mia stessa vocazione e il significato della presa dei miei voti... Da aristotelico non posso che dipingere il male se non in maniera orrifica, orripilante: ciò che provo, ciò che necessariamente mi coninvolge secondo natura, è conforme alla verità della Scrittura: anche in essa, ogni volta che il male è stato dipinto, per indicare soprattutto il peccato, lo si è dipinto con toni orripilanti, in maniera direi molto vivida, e molto poetica, se me lo concedete. Il viaggio di Syposius sulla luna, esegetico, presta molti esempi a riguardo: le sette bestie sono mostri trasformati dalla seduzione fredda della Creatura senza nome. Capiamo bene ciò che per male si intende, è il male che intacca l'anima.. e che induce al peccato.
    Ora voglio essere chiaro e fermo su una cosa: dichiaro stolti e sciocchi coloro che, anche fra gli aristotelici, ritengono questi discorsi i discorsi buoni per impaurire, e, attraverso la paura, evincere le genti. Altro è il senso del male nel segno del peccato! Mi auguro che ci sia abbastanza sensibilità, qui, per capirlo, perchè capire ciò significa capire quanto ci si possa abbruttire nel perseverare l'errore inizialmente, ma soprattutto maturando pensieri di inimiciza, di odio, di vendetta, di puntello, di erroneo principio. E vi dico anche: attenzione, perchè spesso il male ha vesti candide, ma fa ugualmente pena e ribrezzo, se viene scorto.
    Ecco, dunque, la mia risposta... Che si arrivi a comprendere non certo come superficiale il male dipinto come mostro, perchè sarebbe alquanto sciocco.
    Anche a me piace sorridere, mi dà anche un senso di superiorità sorridere di fronte ai problemi, e nonostante i problemi... e certamente l'immagine di me che darei sorridendo ai problemi sarebbe un'immagine più "rispettabile", ma io direi... più sopportabile. Sarei di sicuro più finto, però... E dato che qui si parla di Verità, questo mi premeva proprio dirlo.
    Su questo, se avete da ridire, vi ascolterò."


    Detto questo Padre Eckart abbassò il capo... e quasi già mistico era egli stesso una preghiera a Dio.


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    Messaggio  onidala Mer Ott 13, 2010 1:50 pm

    Onidala ascoltò le parole dell'Admor e poi quelle di fratello Eckart, ripensò anche alle sue ed ai motivi per ui si trovava lì, quindi riprese la parola e disse:

    "Grazie fratello Eckart per le tue parole che rispondono in maniera eloquente ai dubbi dell'Admor, vorrei solamente completare il mio pensiero" si rivolse all'Admor "Venerabile Admor, vorrei innanzi tutto tranquillizarla su un punto, la mia nipotina, quella dei dolcetti di castagne, ormai è una donna adulta, ed ha smesso di credere a Santa Lucia ma non all'amore e alle piccole verità che vengono da esso, tant'è che racconta le stesse cose ai suoi figli con lo stesso spirito con cui io le raccontavo a lei. Vorrei comunque semplicemente rilevare una cosa, io credo che siamo qui, su invito di fratello Eckart, non per confrontarci sui nostri rispettivi credi, ma per ampliare la reciproca conoscenza e svilupare dei concetti puramente astratti, che ognuno di noi cala nella propria realtà, ma che intendiamo affrontare liberi da preconcetti, per quanto la nostra limitata natura umana ci consente.
    Come giustamente sottolinea fratello Eckart, spesso il male si veste di candidi abiti, di finta tolleranza e modi garbati, ma mantiene ugualmente il fine di far prevalere valori negativi
    di inimiciza, di odio, di vendetta, di puntello, di erroneo principio
    . Proprio perchè voglio evitare di cadere in questo errore, se vi aggrada e vi è possibile per i tempi, vorrei che i lavori proseguissero nello sviluppo del tema proposto e della pura speculazione, rinnovandovi l'invito a venire, quando vorrete, in Abbazia per consultare i testi che vi servono, e continuare la discussione sulle differenze fra le nostri fedi e i modi con cui le diffondiamo"
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    Messaggio  Eckart Mer Ott 13, 2010 2:02 pm

    Concediamo all'Admor la replica... poi proseguiremo con le altre giornate del Convegno, se siete d'accordo. Avremo luogo e tempo per esprimerci più liberamente. Disse dunque Padre Eckart.
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    Messaggio  Cherri Mer Ott 13, 2010 3:41 pm

    Farah si fermò sulla porta che entrava in Aula Magna....accanto a lei Fenice....


    Le donne avevano in mano dei vassoi.....


    Entrarono sorridendo nell'Aula.....


    Abbiamo portato delle cose per ristorarvi un po'.....


    Posò i vassoi sopra un tavolo ed attese che Fenice facesse la stessa cosa per poi scoprirne il contenuto
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    Messaggio  Fenice Maria Helena Aslan Mer Ott 13, 2010 5:06 pm

    Fenice appoggiò i vassoi accanto a quelli di Farah e scoprì il loro contenuto... delle torte dall'aspetto particolare e invitante, colorate di rosso in mille sfumature. Sorrise.

    Un dono per tutti i presenti... si tratta di torte con le ciliegie e petali di rose... vedete, sappiamo che a qualcuno piacciono molto questi frutti e così dicendo lanciò una breve occhiata alla ricerca di GianLupo e per me le rose hanno un significato particolare... A casa ho un roseto che mi ha donato il mio sposo come simbolo di bellezza. Io e Farah abbiamo pensato a questo modo di coronare il dibattito e l'incontro, cucinando e mangiando insieme qualcosa che sia buono e anche bello... Che ne dite, amica mia?

    Si voltò a guardare Farah per cercare la sua conferma, e intanto cominciò a tagliare una delle torte a fette, preparandosi a servirle.
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    Messaggio  Cherri Mer Ott 13, 2010 5:58 pm

    Farah annuì decisa.....


    E' stato bello lavorare fianco a fianco con Fenice....abbiamo pensato di realizzare queste torte in segno di amicizia e di dialogo....


    sorrise


    veramente è stata un'idea di Fenice.....ed io sono stata felicissima di accettarla....mi auguro vi faccia piacere quest'idea..


    Porse i piatti a Fenice che stava tagliando le torte e dopo averle disposte nei piattini iniziò a servire i presenti

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    Messaggio  Fenice Maria Helena Aslan Mer Ott 13, 2010 8:10 pm

    Continuando a tagliare fette e a metterle nei piatti che porgeva via via a Farah, gentile aiutante e collaboratrice nell'idea e nella realizzazione, Fenice, parlando a scatti e interrompendosi quando doveva dedicare tutta l'attenzione ad evitare di rovinare le fette, osservò

    Per fare queste torte, le ciliegie e i petali e i boccioli delle rose debbono essere ben lavorati prima, e poi mescolati con spezie... così, secondo me, anche chi si confronta, come stiamo facendo qui, per produrre un risultato armonioso deve lavorare e condire... Condire con la pazienza, con il rispetto, con la tolleranza, che non è degnazione, ma considerazione dei diritti dell'Altro...

    Guardò verso Farah e verso gli altri presenti come per cercare comferme o smentite e sorrise.
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    Messaggio  Gianlupo Gio Ott 14, 2010 7:28 pm

    Annuì alle parole di Eckart e Onidala.

    Scosse il capo e si alzò sorridendo.

    “Io sorrido spesso, ma non mi sento superiore. Io sorrido quando mi diverto, io sorrido quando comprendo, io sorrido perché mi entusiasmo e se sorrido davanti ai problemi è perché individuo i lati positivi della vicenda. Non so se sia male o bene, so che esprime ciò che percepisco. Chi mi conosce sa che nel momento in cui mi rabbuio o le poche volte che mi sono adirato, invece, non sorrido più o è un sorriso sporcato direi. Diciamo che la verità non è nascosta nel paraverbale, né nel verbale...ma nelle relazioni umane. Questo mi preme dirvi.......nell'intimità della relazione a mio parere è possibile discernere l'errore dalla verità.

    Ho letto spesso il libro delle Virtù. Sarà perché adoro le affinità...sarà perché grazie alle differenze scorgo le affinità.....ma..i passi orrorifici mi hanno sempre annullato lo spazio esistente tra differenza e affinità..una sorta di..sospensione del giudizio....ero impaurito......e lì ecco non ho mai sorriso...anche prima di divenire spinozista....per questo vi ho fatto quella domanda in relazione alla verità.......e la vostra analisi ci sta tutta Padre.

    Onestamente i miei panni sono più adatti alla superficie dei vostri, forse voi andate più in profondità.....anche se credo sia un problema di coinvolgimenti personali....e non questione di vestiti....
    Proprio perché voglio conoscere, volevo sapere come gli aristotelici si pongono dinanzi ad un aquestione prevalentemente emotiva...forse sarà stata banale.... per una persona che non abbraccia la fede aristotelica...ma....la curiosità....accidenti!!!Comunque certo passiamo oltre....e...”

    S'interruppe. Vide entrare Cherri e Fenice sgranò gli occhi.

    “Uuuhhh! Dolci!!!!”

    Guardò dapprima Eckart con entusiasmo e poi Onidala. Il sorriso larghissimo.

    Poi solo ora capì l'insegnamento di Fenice e Cherri.

    Le guardò fieramente e con ammirazione.



    “Mi sa che in poco tempo avete praticato ed espresso ciò che noi solo abbiamo tentato di costruire in questi giorni.....”
    Scosse il capo stupito e riguardò i presenti.

    “Che dite?Mangiamo?”



    Dicendo questo avrebbe potuto godere dei gusti fusionali e meditare su tutto ciò che si era materializzato in quei giorni.


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