ACCADEMIA DI VENEZIA

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    Terza Giornata: IL GIUSTO

    Eckart
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    Terza Giornata: IL GIUSTO - Pagina 2 Empty Re: Terza Giornata: IL GIUSTO

    Messaggio  Eckart Sab Ott 02, 2010 6:20 pm

    Padre Eckart ammirava fratello Onidala e fratello Dragonenero, non lo aveva mai nascosto, sempre lo aveva dichiarato. Ciò che pensava e diceva di loro lo si poteva ora osservare nel suo silenzioso sguardo, rivolto alla trottola mistica.

    Quanta grandezza in quell'ultimo discorso risuonato in aula, e in quell'atteggiamento di Padre Onidala, grande fra i grandi, capace di farsi fra i più unili... esempio davvero tra i più riusciti di tradizione Monastica e Cistercense. Quanta capacità di comprensione in quell'indescrivibile semplicità dell'anima.

    Il Direttore osservava e ascoltava, soprattutto, imparava... imparava che ancora, e sempre, sarebbe stato necessario chinare il capo ai suo Padri Spirituali, veri e propri Maestri, si convinceva che passi avanti potevano essere fatti verso la comprensione per il treamite dell'umiltà, si augurava che questo messaggio passasse nei cuori dei presenti.

    Un poco si rammaricava al ricordo del suo atteggiamento qualche volta altezzoso e saccente nel corso delle lezioni a Fornovo. Felice si immaginava più mansueto, dopo il Convegno Veneziano, nella prosecuzione di quegli stessi corsi, da tempo abbandonati, con animo irrequieto. In Eckart sopravviveva anche questo, i più intimi conoscenti lo sapevano, i più saggi lo avevano perdonato per questo, e addirittura ricoperto d'affetto.

    Un leggero imbarazzo, anche, lo attraversava in quel momento, che rendeva più marcato il divario fra la preziosità accademica e la scelta di povertà.

    La moltiplicazione dei pensieri si faceva in lui in maniera esponenziale e marcatamente emotiva, quasi sentendo la vibrazione netta dell'interiorità. Se qualcuno gli avesse avvicinato la mano al petto avrebbe scoperto un ritmo deciso, se avesse avvicinato l'orecchio avrebbe scperto la timbrica dell'amore nei confronti della vita e di Colui che la muove.

    Si decise solo dopo una certa sopraffazione a parlare, era la responsabilità de momento più forte, non poteva correre il rischio di pensare solo a se stesso.

    Prima però cercò in Pascal un'incontro d'occhi, provando a far passare qualcosa di riservato solo a lui, una sorta di insegnamento implicito, sulla scia del non detto... quasi cercando di placare un tormento che sentiva in lui, certamente infuocato di fede, giovanile, provando a richiamare le corde della docilità: avrebbe tanto voluto accarezzargli il capo, ma sarebbe stato un gesto non indicato all'uomo deciso ed energico che stava diventando. Gli sorrise.

    Lo stesso sorriso, quasi senza interrompersi, si fece più dolce ne voltarsi verso Fenice. A lei disse: Per fare della buona musica, voi mi insegnate, serve molto esercizio, talvolta estenuante nella ripetizione e nella ripartizione delle regole, ma poi arriva un momento in cui tutto si supera, in cui il regime si spezza, più efficacemente se più fluidamente, e tutto l'appreso diviene arte. Così nella morale: per noi frati la pratica è preghiera, ascolto, studio, riflessione, e anche confessione, curiosità di Dio, tutto questo si fonde nella fede, nel credo, dove tutto si unisce verso l'Altezza del Signore, il solo punto di riferimento del nostro servire e del nostro essere. Non so quanto questo discorso sia pratico, non so quanto, nell'incontro tra le cause e gli effetti, ci si possa immaginare il mosso, il rimosso, il movente... Anche per questo, incontriamo talvolta l'ilarità del mondo, di ciò che ha bisogno di definirsi civile, sociale, statale, e quant'altro. Quando però poi interpretiamo correttamente la morale ci rendiamo conto tutti di quanto questo sia fondamentalmente comunitario, perchè comune a tutti, ovvero essenziale all'essere umano per ciò che egli è, per come è stato stabilito dall'Ordine Divino. Mi spiace se da me non vodrete indicati buoni precetti, io ho sempre sperato che l'esempio, anche delle condotte, dovesse provenire dal cuore e dalla ragione nella loro commistione armonica facentesi all'unisono... Ditemi voi, che siete di certo più laica di me, dove sbaglio.

    Per l'Admor Gianlupo, Padre Eckart ebbe pronte queste parole: "Quasi vi preferisco quando fate spallucce di quando sorridete... mi sembrate più reale, più voi stesso, e perdonatemi se mi azzardo a dirvelo: il rischio qui è nella confidenza che credo ormai di potervi dare... ma contraddicetemi pure, se ho male interpretato. Sono sicuro che ci sia ricchezza in voi e nei vostri fratelli e sorelle spinoziste: se avete qualcosa di bello da mostrarci e da dire sul tema della giustizia, ditelo, senza timore: che paura si dovrebbe mai avere nel mostrare qualcosa di bello agli altri per farli partecipi della bellezza. Qui, secondo me, nasce giustizia, nella capacità di donare, di donarsi... per questo ammiro e apprezzo tutti i vostri sforzi, per questo mi piacerebbe ascoltare anche coloro che vi assistono, gli altri membri della vostra comunità, che mi paiono troppo in sordina! Ancora... perdonatemi l'appunto, è l'appunto che muoverei ad un amico.

    Infine, in maniera quasi eclatante, si inginocchiò al cospetto di Padre Onidala... e flebilmente, quasi sussurrando: Padre, come sempre fate di me un uomo nuovo! La vostra fede sa di salvezza per me!

    Lì rimase, riconquistato dall'estasi.

    onidala
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    Terza Giornata: IL GIUSTO - Pagina 2 Empty Re: Terza Giornata: IL GIUSTO

    Messaggio  onidala Dom Ott 03, 2010 12:30 am

    Onidala vide fratello Eckart venire verso di lui e vide che si inginocchiava, istintivamente si ingnocchiò anche lui "avete ragione fratello, ci siamo dimenticati di pregare", ancora gli girava un poco la testa ma aveva una cosa da dire a fratello Eckart, così, mentre ancora erano in ginocchio, gli disse: "fratello mio, scusate se mi sono attardato, ma qui fuori, nella vostra legnaia, ho trovato una gatta che curava i suoi micini, mi sono messo a guardarli e ne ho tratto una grande gioia vedendo il rinovarsi della vita e poi osservando i gattini, notavo che avevano forme più arrotondate di quelle della madre, il loro pelo era più soffice, il loro odore più gradevole, il loro miagolio più acuto dei versi di un gatto adulto, non li ho assaggiati per sentirne il sapore, ma non mi pareva il caso. Poi ho pensato che anche i bambini hanno forme arrotondate, una pelle più morbida e tutte le altre carattristiche, e che le stesse caratteristiche le troviamo in tutti gli animali superiori, allora mi sono chiesto, ma ci sarà un nesso tra questi particolari, recepibili con tutti i sensi e perciò non vincolati a condizioni limitanti, e l'istinto che porta ogni animale, ed anche l'uomo, ad amare e proteggere i propri cuccioli? E non troviamo noi spontaneamente più "belli" i cuccioli e "giusto" proteggerli ed amarli? E questo sentimento spontaneo è collegato alle loro caratteristiche fisiche da noi apprezzabili con i soli sensi? Esiste pertanto in natura una traccia del disegno di Dio, che non siamo in grado di comprendere, ma che in qualche modo avvicina alcune sensazioni ad una idea di bene universale e quindi trascendente? Che dici, potrebbe essere preso in considerazione come elemento di discussione? a proposito, dove eravamo rimasti col Phi?"

    Dopo di che si alzò, ricambiò il saluto di Gianlupo: "Rispettabile Admor,una copia dell'Etica Nicomachea è presente nella nostra biblioteca all'Abbazia di Fornovo, se desiderate consultarla sarete il benvenuto"
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    dragonenero


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    Messaggio  dragonenero Dom Ott 03, 2010 12:46 am

    Padre Dragonenero osservò la scena della trottola si Padre Onidala, poi ascoltò gli altri interventi ed avvicinatosi a Padre Eckart che stava vicino a Padre Onidala disse:

    Caro Fratello Onidala, fermatevi un momento, comprendo la vostra esibizione, e presumo abbiate bisogno di bagnarvi l'ugola, quindi prego aulcuno di voi di portare un pò di nocino, avendo sentito che qui lo fate, affinchè il nostro confratello possa rimettersi in sesto.

    mentre attendeva che portassero il liquore al fratello disse ancora:

    Cari amici, quella che avete visto qui non è il segno di un pazzo, ma tutt'altro, è la dimostrazione pratica di some deve essere la giustizia dvina, ovvero, che deve essere lo specchio di quella terrena, la mano con il dito che indica il cielo e l'altra che indica la terra, o meglio, il luogo ove ci si trova, ed il girare vorticoso altro non sono che la dimostrazione di come la giustizia terrena sia specchio di quella divina, in quanto interconnesse dal vorticare dell'essere, e dal suo pensiero, attorno alla verità, fulcro che muove il tutto, la giustizia si muove si questo fulcro e così l'uomo deve muoversi anch'esso su questo fulcro affinchè egli possa trovare una base stabile per la sua permanenza su questo mondo, più veloce sarà il vorticare delle sue idee sulla giustizia attorno ad un fulcro, più si avvicinerà all'idea di giustizia divina che muove l'orbe terracqueo e l'alte stelle, ordunque non focalizziamo la nostra attenzione su ciò che per noi potrebbe essere giusto o meno, ma su ciò che realmente è giusto e di conseguenza anche il nostro vorticare di idee attorno a ciò che giusto ci porterà alla verità della giustizia che ci permetterà di giudicare come Dio giudicherebbe noi.

    Poi Padre Dragonenero prese Padre Onidala e lo fece accomodare su una sedia, nell'attesa che gli fosse portata la cura al giramento di testa provocato dal vorticare attorno al fulcro, ed alzando Padre Eckart dalla sua posizione, lo rispedì in cattedra affinchè potesse esprimere anche la sua idea riguardo al vorticoso giramento; mentre Eckart raggiungeva la cattedra il Padre guardò la folla, che sembrava essersi ridestata dal sonno, e pronta a disquisire sulle sue affermazioni.

    Attese gli interventi finchè il fratello non fu completamente ristabilito dal vorticoso turbine di idee.
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    Messaggio  Eckart Dom Ott 03, 2010 2:30 pm

    Ci volle proprio che Padre Eckart fosse rialzato, chissà quanto, se no, sarebbe rimasto a terra.

    In cattedra, cu fu spedito: la fede si esprimeva nel suo modo pratico, ed era un'eccezione.

    Così parlò:

    Ebbene, la giustizia, a partire da ciò che ho appena visto e sentito, in odor di santità. La mano indica la terra, l'altra il cielo, ed è movimento. Chi causa il movimento? Sappiamo la risposta, nemmeno la dò. Voglio già oltre andare.

    Se Dio avesse mani, e braccia, indicherebbe il sotto: più in alto di lui è impossibile andare, più su, è impossibile che egli indichi: l'Altissimo viene chiamato. So di aver qui semplificato, si consideri la logica del discorso, più che la debolezza dell'immagine... In basso la Terra, in Alto lo Spirito, ma separati solo agli estremi, assieme nel mezzo.

    Chi fu, nella storia, a definire la legge? Furono i fisici? Furono i giuristi? La Comunità Spinozista qui presente ci potrà spiegare molto bene delle leggi della natura: non dobbiamo considerare lo Spinozismo come privo di scienza, secondo il nostro abituale pregiudizio... lo Spinozismo è, in parte, scienza... essa scienza dovremo certamente accogliere, perchè progredisce l'uomo, certamente non lo involve. In questo sapere ci possiamo dunque incontrare, a meno che non vediamo peccato nel metter occhio all'astrolabio, e ciò sarebbe stupido. Il problema avviene in altezza, nel considerare la legge dello spirito: ebbene io considero il mezzo, giacchè l'uomo nel mezzo si trova tra il più infimo dei peccati e la più perfetta delle beatitudini. Nel mezzo non c'è spirito separato dalla materia, non materia separata dallo spirito: e così ciò che gira alimenta l'anima, contemporaneamente l'anima alimenta ciò che gira.
    La legge fisica diviene una parzialità inaccettabile, e lo dico da un punto di vista intellettuale, se considerata al di fuori di una legge dello spirito, e viceversa. Così il fisico trova di che ispirarsi, e il giurista anche.

    Un gattino che nasce non solo conviene di sè nel suo cuore che batte, ma anche nel suo cuore che sente... per quell'unico cuore.


    Poi il frate tacque!

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