Padre Dragonenero si alzò e raggiunse Padre Eckart in cattedra, si schiarì la voce e cominciò a parlare
Vi ringrazio Padre Eckart e mi spiace che la comunità spinozista abbia qualche problema con i suoi relatori, ma visto che si parla del giusto, è giusto andare avanti, perchè gli ospiti qui presenti intendono conoscere e noi siamo qui appunto per questo, per conoscere e per comprendere.
poi estrasse alcuni fogli dalla bisaccia e cominciò il suo discorso
Mi è stato chiesto di parlare di ciò che è giusto, un argomento che si potrebbe risolvere in poche parole, ovvero: il bene è giusto e il male è sbagliato.
in effetti potrei anche terminare qui la mia relazione ma per vostra sfortuna o fortuna non lo farò, semplicemente perchè non mi sembra giusto.
Visto che ho detto che mi sembra giusto, potrebbe voler dire che la definizione di giusto potrebbe essere soggettiva, e quindi di conseguenza anche la definizione di male potrebbe essere soggettiva, questa è una buona interpretazione, anche se potrebbe essere fuorviante.
In che senso direte voi, nel senso che noi abbiamo una concezione di bene e male che si potrebbe dire sia soggettiva che comunitaria, andiamo a vederle un po’ meglio:
I) il senso di bene soggettivo:
sotto questo aspetto, potremmo mettere tutto quello che pensiamo possa essere buono per noi, per esempio, è buono per noi mangiare carne per aumentare la forza se vogliamo divenire soldati, ma è altrettanto buono per noi mangiare anche alimenti diversi come il latte o la frutta perché di sicuro ci portano benessere, come invece non è buono per noi digiunare per più di 5 giorni, altrimenti ci aspetta una lunga agonia che ci può condurre alla morte. Come vediamo, queste sono cose buone per noi, per il nostro corpo, ma le cose giuste per noi spesso non sono coordinate a quelle buone, per esempio, è giusto sposarsi ma non sempre, purtroppo, questa è un’unione buona per noi, a volte capita che ci lasciamo ammaliare dalla bellezza e non concentriamo la nostra attenzione sulla sostanza, e per questo poi andremo a chiedere l’annullamento del matrimonio.
Quelli che vi ho riportato sopra sono solo alcuni esempi, ora vediamo invece il senso di bene comunitario.
II) il senso di bene comunitario
Sotto questo aspetto invece possiamo mettere tutto quello che pensiamo possa essere buono e giusto per la comunità, e per comunità da intendersi dalla più piccola che è il nucleo familiare fino ad arrivare alle grandi questioni del governo della repubblica. Per la comunità è buono che ci sia un governate supportato da persone fidate, ma questa cosa è anche giusta?
È giusta nel momento in cui secondo il popolo le cose vanno bene, c’è abbondanza di cibo e di lavoro, possono studiare e vivere tranquilli, risulta non giusta nel momento in cui invece la comunità è a rischio perché ci sono guerre, carestie e discussioni che portano solo altre discussioni ma che non arrivano mai ad una ricerca di soluzioni e la loro ponderazione ed infine esecuzione.
Dopo aver visto questa breve divisione, ora vedremo come si può unire il tutto, e per farlo, come spesso mi accade, vado in cerca d’aiuto nel Libro delle Virtù, esatto, perché ora spiegheremo il giusto ed il non giusto alla luce della Rivelazione, che come sappiamo tutti è giusta, e che quindi, conoscendo il giusto potremmo anche poi capire cosa sia il non giusto. Abbiate fede, cercherò di essere meno accademico possibile, in quanto monaco cercherò di fare anche meno prediche.
Partiamo nella nostra scoperta del giusto dal Primo Tomo del Libro delle Virtù, esattamente al capitolo 4° parte IV: Il Giudizio Divino; esatto, per sapere ciò che è giusto, ci deve essere qualcuno che giudica che quella cosa sia effettivamente giusta, ma leggiamo quello che c’è scritto:
“Alzai gli occhi dallo specchio d’acqua dove quelle immagini terribili si erano appena mostrate ai miei occhi. Tremavo con tutta la mia anima; le urla di sofferenza delle povere vittime delle quattro calamità risuonavano ancora nel mio cuore. Piangevo calde lacrime, tanto era orribile la sorte di quei poveri infelici.”
Secondo il primo paragrafo, la nostra interpretazione potrebbe essere che ciò che ha fatto Dio, sia stata una cosa mostruosa, inaccettabile ed inconcepibile, perché mai massacrare migliaia di uomini e donne con le 4 calamità del fuoco dell’acqua del vento e della terra? A questa domanda ci risponde subito e qui cominciamo a capire cosa significa giudicare:
“Allora Dio, con voce dolce e rassicurante, mi disse: “Vedi come rischia di finire il mondo che tanto ami. Sarà distrutto dall’acqua, dalla terra, dal vento e dal fuoco. Ma non aver paura, poiché se vi mostrate virtuosi potrete evitare queste inutili sofferenze. E coloro che vivono nella virtù non abbiano da preoccuparsi, poiché mai Mi dimentico di coloro che Mi amano.” Così mi parlò l’Altissimo. Vidi in effetti le nuvole scomparire, i venti chetarsi, le fiamme spegnersi. Ma la terra tremò come non mai.”
Dio parla ad Ysupso, che ha assistito a tutto il trambusto, e gli dice una cosa meravigliosa, una frase che verrà ricordata nei secoli e che vedrà anche la sua attuazione nei secoli “poiché mai Mi dimentico di quelli che Mi amano”, con questa frase Dio stabilisce un precetto fondamentale che poi i Profeti ribadiranno chi a parole e chi con la propria vita, questo precetto è che si deve Amare Dio, poiché amare Lui vuol dire amare il Giusto e di conseguenza la Giustizia, visto che proprio da Lui nasce la Giustizia, ma procediamo nella lettura, scopriremo molte altre cose sul giusto e sul non giusto:
“E gli uomini e le donne che avevano vissuto le atrocità che avevo potuto vedere nell’acqua volarono via dal mondo. Erano innumerevoli, in piedi l’uno accanto all’altro, come un mare di umani. Nonostante il tempo indefinito che avevano aspettato sottoterra, sembravano aver ritrovato una nuova giovinezza. Si alzarono in volo in una magnifica nuvola di esseri che andavano a raggiungere il loro Creatore.
Dietro di loro, vidi il mondo, gigantesca palla di materia. Tutti gli umani l’avevano lasciato. La sua superficie cominciò a spaccarsi; fiamme titaniche sorgevano dalle crepe che si erano formate. Poi, tutto il mondo si infiammò. Illuminava gli altri astri con una potente luce rossa. Alla fine, con un’esplosione incommensurabile, portò a termine la missione che Dio gli aveva affidato.”
Questi versetti sono abbastanza oscuri e preoccupanti, almeno visti così, perché ci sembra che la giustizia di Dio non sia ancora terminata, è vero, si sono calmate le acque, il fuoco si è spento ed il vento è cessato, ma la terra trema e si spacca, cosa mai può succedere ora? È il bello della giustizia, ovvero di ciò che è giusto, Dio riconosce la colpevolezza e l’oziosità dell’uomo, che l’ha portato lontano dalla giusta Via, ed ora tocca quello che chiamiamo castigo:
“Gli umani si sistemarono lungo le stelle, su quella che chiamiamo la via lattea. Si disposero allora in una fila che sembrava interminabile. Alcuni parevano felici di aspettare il Giudizio Divino, altri versavano calde lacrime, rimpiangendo di non aver saputo ascoltare la parola divina trasmessa dal profeta Aristotele e da Christos, il messia. Gli angeli aspettavano pazientemente gli umani sul sole. E sulla luna, i demoni vomitavano il loro odio in faccia ai futuri giudicati.”
Qui vediamo come alcuni umani prendono l’attesa del castigo, alcuni sono felici di attenderlo perché sono stati amati da Dio ed Amavano Dio, altri invece si pentono di non averlo amato come doveva essere fatto. Inoltre vediamo anche come le Forze Celesti siano in attesa delle anime, gli angeli sono sul Sole, per attendere chi amava Dio e di conseguenza li porteranno al Suo cospetto per adorarlo ed essere finalmente in presenza del proprio amato, mentre i demoni attendono chi ha rinnegato l’Amore di Dio sulla luna, ma non per unire quelle anime alla loro lotta contro il Creatore, cosa che già fu persa in partenza, ma per far patire quelle anime proprio come i demoni soffrono per la loro lontananza da Dio, un continuo ed inestinguibile tormento.
Vediamo poi cosa succede:
“E Dio mi parlò: “Vedi questi uomini e queste donne che si trovano ora uniti nell’attesa del giudizio della loro anima. Vi ho fatti aspiranti alla virtù e ho fatto quest’ultima in maniera tale che se uno di voi l'avesse praticata, essa si sarebbe trasmessa agli altri.” Riconoscevo in queste parole gli insegnamenti di Aristotele e le parole di Christos! “Tutto ciò aveva uno scopo, aggiunse, servirMi, onorarMi, e amarMi, ma anche amarvi l’un l’altro. Io sono la mano invisibile che guida i vostri passi, ma molti di voi hanno voltato le spalle alla Mia Parola.”
“Sarete giudicati uno a uno quando morirete, ma non sarà sempre così. Infatti, ho concesso alla creatura a cui non ho dato un nome la possibilità di dimostrare la verità delle sue parole, secondo cui il più forte deve dominare il debole. Se ancora una volta un così gran numero di voi si allontana da me, ciò che hai visto nello specchio d’acqua si compirà. Se vi dimenticate di nuovo dell’amore che Io provo per voi e se non mi amaste più, ciò si avvererà. Se la Mia Parola, rivelata da Aristotele e Christos, non sarà più ascoltata, distruggerò il mondo e la vita, poiché non sarà più l’amore a governarli. Allora, fai in modo di non lasciare che la Mia Parola si perda nell’abisso dell’oblio”.
Ecco perché vi rivelo questo. La virtù deve guidare ogni nostro passo. Ognuno di noi deve trasmetterla al prossimo. Questa è la Parola di Dio. Non vi allontanate dalla saggia guida della sua mano, oppure verrà il giorno in cui il mondo scomparirà e saremo tutti giudicati!”
In questi ultimi versi ci sono alcune cose che fanno capire a tutti ciò che è giusto e cosa no, vediamole insieme.
“Vi ho fatti aspiranti alla virtù e ho fatto quest’ultima in maniera tale che se uno di voi l'avesse praticata, essa si sarebbe trasmessa agli altri.” Dio ci rende fautori di giustizia, ovvero ci concede la possibilità di essere giusti, perché se noi saremo giusti potremmo far in modo che altri seguano il nostro esempio e quindi amplieremo la giustizia di Dio.
“Tutto ciò aveva uno scopo, aggiunse, servirMi, onorarMi, e amarMi, ma anche amarvi l’un l’altro. Io sono la mano invisibile che guida i vostri passi, ma molti di voi hanno voltato le spalle alla Mia Parola.”
Questa è la dimostrazione di quanto detto prima, noi siamo ora i giudici, prima di noi stessi nelle nostre scelte e poi dei nostri vicini, affinché anche loro possano seguire la via della giustizia, e qui si rincontra anche il concetto espresso all’inizio: Amare Dio, perché amando Lui possiamo amare noi stessi e gli altri.
“Sarete giudicati uno a uno quando morirete, ma non sarà sempre così. Infatti, ho concesso alla creatura a cui non ho dato un nome la possibilità di dimostrare la verità delle sue parole, secondo cui il più forte deve dominare il debole”
Purtroppo questa cosa non è ben recepita nei giorni nostri, in quanto si presuppone che il più forte sia nel giusto, ma più che altro per paura di rappresaglie, invece è chi più ama Dio che si trova nel giusto e quindi aiuta il debole per non schiacciarlo, ma cerca di elevarlo affinché anche lui possa fare altrettanto con gli altri.
“Allora, fai in modo di non lasciare che la Mia Parola si perda nell’abisso dell’oblio””
Qui vediamo anche la missione che Dio da all’uomo, quella di seguirlo e di portare la Sua Parola a tutti, edificando in questo modo una società giusta governata secondo giustizia.
Finora abbiamo visto la giustizia divina, che è anche la più grande, ma passiamo ora a vedere in che modo praticare la giustizia, per essere giusti, bisogna vivere nel giusto, e quindi come dobbiamo vivere? Qui ci vengono in aiuto i Profeti, che ci dimostrano come poter vivere nel limite dell’uomo nella giustizia.
Aristotele, con un astuto dialogo, ci permette di capire meglio quale sia la via del Giusto, ovvero quel precetto che sempre si ripete: Amare Dio.
“Un giorno, vide uno di essi che si dedicava alla preghiera. Aristotele si ricordò allora della sua ultima conversazione con Epimanos e volle cogliere il contadino in fallo.
Aristotele: “A chi rivolgete le vostre preghiere, buon uomo?”
Il contadino: “Beh, agli dei, mio giovane amico.”
Aristotele: “Agli dei? Ma chi sono?”
Il contadino: “Sono Afrodite, Apollo, Ares, Artemide, Atena, Demetra, Dioniso, Ade, Era, Ermes, Efesto, Poseidone e il più grande di tutti, Zeus. Hanno tutti dimora nell’Olimpo.”
Aristotele: “L’Olimpo? Dov’è?”
Il contadino: “È una città meravigliosa, arroccata sulla cima di un monte che mai nessuno è riuscito a conquistare. Hai presente il monte Athos? Ecco, l’Olimpo è cento o mille volte più alto, una roba del genere.”
Aristotele: “Ma neanche voi avete mai provato a scalare quella montagna? Non siete curioso di vedere coi vostri stessi occhi le divinità che pregate ogni giorno?”
Il contadino: “Oh no, figliolo. Non sono che un umile contadino. Il mio posto è qui, non sull’Olimpo.”
Aristotele: “Ma allora come potete credere nell’esistenza di questi dei, se non l’avete constatata voi stesso?”
Il contadino: “Perché mi è stato insegnato che esistevano, e che dovevo pregarli perché il mio raccolto fosse migliore e le mie mucche diventassero grasse.”
Aristotele: “Ecco una cosa ben strana: non pregate per amore del divino ma per appetito terrestre. Io penso, dal canto mio, che è irrazionale cercare il materiale nello spirituale. Ma per la verità, non è la sola cosa che trovo irrazionale in quello che mi dite.”
Il contadino: “Che cosa mi vuoi rimproverare ancora?”
Aristotele: “Ebbene, c’è una cosa che non capisco: a che serve allora pregare diversi dei?”
Il contadino: “Come ti ho già detto, è quello che mi è stato insegnato, che erano diversi, ed è così dalla notte dei tempi.”
Aristotele: “Ecco una cosa inutilmente complicata. Invece di diverse divinità, non sarebbe più pratico invocarne una sola?”
Il contadino: “Cominci a infastidirmi, giovane viaggiatore. Ti faccio forse domande, io? Ti chiedo se indossi calzoni o brache? Ora lasciami alla mie meditazioni.”
Aristotele: “No, no, non lo farò. Devi prima ammettere, buon uomo, che pregare un solo dio sarebbe più logico. Che cosa ci si deve aspettare da un dio, se non che sia onnipotente e onnisciente, che sia uno? Render grazie a diversi dei è come frammentare in tante parti il potere che uno solo potrebbe riunire in lui. Credo che in ogni cosa l’unità sia da preferirsi alla divisione.”
Il contadino: “Forse.”
Aristotele: “No, di sicuro. Il divino è un Tutto unico e il divino è la perfezione, quindi la perfezione è unità. L’unità è la forma ideale delle cose.”
Come noterete, il contadino è una persona umile, che pensa al proprio stomaco e al proprio raccolto, per lui Dio o meglio le divinità, altro non sono che un mezzo affinché lui possa sopravvivere, mentre Dio è uno solo e di certo non è il tramite per il sostentamento, ma è il sostentamento stesso sia del corpo che dell’anima. Ma per il contadino è giusto pregare diversi dei affinché possa ottenere di che sfamarsi mentre per Aristotele non giusto pregare solo per appetito, il contadino non capisce bene le parole e soprattutto il concetto che Aristotele vuole fargli vedere, e continua imperterrito ed anche infastidito a fare quello che ha sempre fatto, perché gli è stato insegnato che è giusto così. Qui si apre un altro dibattito che vedremo dopo. Mentre Christos ci fa vedere dell’altro:
“Quando gli altri gli chiedevano il perchè, visto il duro lavoro che richiedevano, Christos rispondeva: " Dio ha donato il lavoro agli uomini in modo che ogni giorno possiamo meritarci il titolo di Figli di Dio. Egli ci ha concesso di essere superiori agli animali e di essere gli unici a beneficiare del dono del linguaggio, perchè siamo gli unici in grado di amare senza volere nulla in cambio.”
Qui vediamo una forma di giusto incommensurabile, quale direte voi, questa: “Dio ha donato il lavoro agli uomini in modo che ogni giorno possiamo meritarci il titolo di Figli di Dio”, qui vediao come sia essere giusti conducendo un onesto lavoro, perché grazie a quello che facciamo rendiamo un bene alla comunità e quindi a noi stessi, questo bene deriva da Dio, ma c’è anche dell’altro sul perché è giusto, vediamolo:
“il mondo diventa come noi stessi lo rendiamo, perciò dobbiamo lavorarlo con amore e attenzione. Gli uomini sono oggetti, e io vorrei fare di questi oggetti la mia Chiesa.”
Che frase eh? Il mondo diventa come noi stessi lo rendiamo, ed è proprio quello che Dio ci ha concesso di fare portando la Sua Parola a tutti, è l’attuazione del precetto e della promessa di Dio all’uomo: mai Mi dimentico di chi Mi ama!
Come vediamo, la giustizia o meglio dire, come essere giusti nasca dall’Amore che l’uomo deve provare nei confronti di Dio.
L’essere giusti comporta anche un beneficio che per molti è solo una chimera, la felicità, e non lo dico io, ma Christos mentre parla a sua madre Miriam mentre cucina: “"Questo piatto che tu prepari, questi cibi che si mischiano tra loro sono un’immagine delle persone. Poiché noi dobbiamo mescolarci insieme per formare e rilasciare questo profumo di felicità."”
Ora vediamo di capire come si possa vivere nel giusto portando agli altri il nostro esempio, vi ricordate il contadino? Lui pensava che fosse giusto pregare più divinità perché gli era stato insegnato che era giusto farlo così, non è del tutto sbagliato ma viene sbagliata la forma dell’insegnamento, ovvero, gli è stato insegnato il concetto di giusto ma solo per la concezione che così può mangiare, mentre non gli è stato insegnato il concetto di giusto perché così poteva essere una persona migliore e di conseguenza non solo mangiare, ma anche essere fonte di cibo (spirituale si intende) per gli altri, per chi come me e molti altri che decidono di incamminarsi sulla via della chiesa, questo concetto deve sempre alla base del nostro modo di pensare, noi siamo coloro che cercano di intraprendere una vita nel giusto, con le nostre umane limitazioni, non voglio dire che noi siamo meglio di altri, assolutamente no, ma solo che chi decide di intraprendere una via così ardua deve saper amare Dio in primis, gli uomini e deve cercare di insegnare il concetto di giustizia derivante dall’Amore di Dio, e non quello che deriva dall’essere senza nome, che come ricorderete è quello che il più forte domina il più debole. I membri della chiesa sono coloro che cercano di portare e mantenere viva la Parola di Dio, di portarla alle persone ed alle comunità, tramite la catechesi, il battesimo ed il matrimonio, e di accompagnare le anime con le preghiere quando lasciano questo mondo in attesa del giudizio divino. So già che alcuni diranno che questo non è giusto, noi siamo solo persone normali come tutte le altre, ed è vero, ma io non dico che è giusto seguire alla lettera tutti i precetti della chiesa se non si ha un profondo amore per Dio, un profondo amore per la Giustizia che da Lui deriva, e soprattutto, non siamo solo noi membri della chiesa che deteniamo questo privilegio, perché anche le coppie che si sposano e mantengono la promessa fatta davanti a Dio ed agli uomini hanno la nostra medesima se non maggiore importanza al cospetto di Dio, anche un battezzato che aiuta il prossimo dimostrando l’Amore di Dio verso l’uomo è come noi se non maggiore, idem dicasi per un non battezzato che compie i medesimi gesti, che Ama Dio nel profondo del suo cuore, ma non riesce ad ascoltare quando gli parla, però recepisce il messaggio e lo mette in pratica, solo chi rinnega Dio e si adopera per distruggere l’opera del Suo Amore è al di sotto anche del più insignificante essere, perché questa persona rinnega la giustizia che deriva dall’Amore e si compiace di quella che deriva dalla forza.
Come ultima cosa, un piccolo promemoria riguardante le due diverse forme di giusto e di giustizia che sono alla base di tutto, quella di Dio e quella dell’essere senza nome, la giustizia che deriva dalla forza si perde con l’età, in quanto basata su un fisico che decade, mentre quella che deriva dall’Amore continua sempre, perché basata su un’anima che non decade assieme al corpo, ma che continua la sua ascesa al Paradiso Solare, in attesa del Giudizio del Creatore.
Spero di non avervi annoiato, non sarebbe giusto nei vostri confronti, ma spero che non ve la prendiate con me nel caso, altrimenti non sarebbe giusto nei miei.
Attendo le vostre domande nel caso ve ne fossero.
poi attese che fosse il turno del magister ma nel frattempo era disposto a rispondere alle domande che eventualmente gli avrebbero fatto